Mariano Martinucci, segretario di Sinistra per Capannori
Finalmente ce l’hanno fatta. Non è stato facile, non è stato veloce, ma alla fine Marchionne, con la complicità del governo e il colpevole silenzio della sinistra istituzionale e di alcuni sindacati, è riuscito a creare la fabbrica a misura d’imprenditore: svuotamento della rappresentanza dei lavoratori, niente diritti, nessuna garanzia, solo lavoro (possibilmente precario). Pomigliano e Mirafiori sono i primi modelli di una situazione che viene via via strutturandosi in tutto il paese, portando all’estremo la precarietà nel lavoro e nelle relazioni.Il contratto nazionale e i diritti dei lavoratori tutti sono stracciati laddove un tavolo di confronto e un referendum divengono in realtà occasione di ricatto, scelta obbligata per persone a cui non è consentito vedere oltre la cassa integrazione e un lavoro privo di sicurezza e personalità.In questo contesto la presenza sindacale non funge più da rappresentanza ma diviene pretesto per una collaborazione solo apparentemente democratica. Ciò è evidenziato dall’esclusione della FIOM, e quindi di tutti i suoi iscritti, a causa del suo tentativo di partecipazione dal basso.Tutto ciò non investe solo i metalmeccanici, ma riguarda il mondo dell’istruzione pubblica, della ricerca, della sanità, del lavoro e delle relazioni; può aiutare a pensare il politico non più come sfera a sé inaccessibile, ma come diritto alla partecipazione del singolo nella collettività, e, in quanto nella collettività, come responsabilità.Si invita tutta la cittadinanza a riflettere insieme su questi temi, incontrandoci Lunedì 10 gennaio presso il ristorante “Ai Diavoletti” alle ore 21.00. Interverranno Giorgio Cremaschi, autore del libro “Il regime dei padroni. Da Berlusconi a Marchionne”, Salvatore Leone, operaio cassaintegrato e Emmanuel Pesi, ricercatore universitario.
Sinistra per Capannori