È presa dall’acqua del lago l’energia rinnovabile per alimentare un nuovo progetto tutto italiano di housing sociale.
Il progetto di riqualificazione urbana dell’area Ex- Enel di Largo San Giorgio a Pordenone nasce dalla volontà di restituire un parco alla città di Pordenone collegando due aree a quote diverse grazie a un percorso che ricuce insieme il lago, il parco e la piazza della chiesa di San Giorgio.
Pietra, acqua e legno sono i protagonisti del progetto firmato, dagli architetti veneziani Carlo Cappai e Maria Alessandra Segantini, di un housing sociale che lega indissolubilmente la natura al luogo e al costruito.
Tutto è strettamente collegato: c’è una grande coesione tra il lago, il parco e la piazza della chiesa di San Giorgio e l’inserimento di nuovi elementi architettonici. «ll progetto delle residenze e dei servizi alla parrocchia di San Giorgio ribalta il punto di vista e l’attenzione sul tema delle relazioni tra architettura e paesaggio – spiegano gli architetti. Gli edifici si piegano alla giacitura del lago e vengono disegnati da grandi serramenti in legno che portano il verde all’interno delle case o lo riflettono, raddoppiandolo un prima volta, sulle vetrate, per poi specchiarle, ancora, in acqua, lo stesso riflesso. Gli edifici sono silenziosi protagonisti del fondale che abbiamo disegnato per le due piazze: una minerale, quella di San Giorgio e l’altra liquida, il lago».
L’aspetto tecnologico di grande interesse è che il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici è realizzato tramite un sistema a pompe di calore scambiatrici che sfrutta l’acqua dal lago, la cui temperatura resta costante (circa 14°) per tutto l’anno, rappresentando una inesauribile fonte di energia rinnovabile. Gli edifici e lo spazio pubblico sono rivestiti dello stesso materiale naturale, la pietra piacentina.
«Le leggere differenze cromatiche nella colorazione dei fronti giocano con i toni di luce talché sia quasi impossibile dire se il diverso colore non sia invece il risultato dell’ombra di una giacitura differente. Il fronte nord della piazza ha carattere più aulico, di edificio pubblico. Ospita i servizi della parrocchia (aule e residenze) e un auditorium parzialmente incassato nel terreno. Gli accessi ai diversi elementi del progetto non sono “porte”. Non vi è un passaggio diretto tra esterno e interno. Anche in questo caso il confine è dilatato. Lo spazio pubblico prosegue climatizzato – si legge nella relazione di progetto. Diventa “sotoportego”, scale, atrii che mettono in relazione il verde o la piazza con i giardini retrostanti e sono disegnati da pannelli di legno colorati, quasi un invito verso l’auditorium con le sue variazioni delle stesse materie e degli stessi colori».
Il progetto delle residenze e dei servizi alla parrocchia di San Giorgio ribalta il punto di vista e l’attenzione sul tema delle relazioni tra architettura e paesaggio.
Passaggi nascosti tra le canne, o esposti al sole della piazza, collegano le residenze e lo spazio pubblico in un gioco di rimpallo costante, tipico e auspicato in un modo di abitare “sociale”. Tutto viene discretamente e silenziosamente condiviso.
Vivere in un housing sociale, significa abitare in un luogo dove la qualità della vita è altissima, ma è stata ottenuta con una grande attenzione ai costi.
Quando questo esperimento riesce si ottiene la maniera ideale di vivere sia l’interno che l’esterno del proprio ambiente.
L’uso delle tecnologie di riscaldamento e raffrescamento con le pompe di calore altro non fanno che rendere assolutamente naturale questo processo di evoluzione tecnologica che è solo all’inizio della sua diffusione.
È giusto sostenere, come fanno gli architetti di questo intervento, che ormai la sostenibilità del luogo è una caratteristica che va sans dire, è sottintesa. O almeno dovrebbe esserlo. In realtà non è ancora dappertutto così. Ma esempi di qualità come questo stanno diffondendosi con grande velocità. Ormai su come si progetta la qualità della vita si sta spargendo la voce.
Graziella Dolfi
23 Novembre 2024