La contabilità economica non ha senso senza una contabilità ecologica
di Gianfranco Bologna
Nonostante negli ultimi anni siano stati fatti passi molto importanti nel diffondere presso l’opinione pubblica lo straordinario valore che la biodiversità esercita nei confronti del nostro benessere e delle nostre economie, resta ancora tantissimo da fare. L’opinione pubblica in generale non ha compreso appieno il collegamento tra la ricchezza della vita sulla Terra e la nostra stessa salute ed il nostro “stare bene”.
Il mondo politico ed economico fatica ancora moltissimo a comprendere il grande valore della biodiversità come base essenziale per la nostra economia. Tutto ciò nonostante i risultati di due grandi assessment internazionali patrocinati dalle Nazioni Unite di cui abbiamo parlato tante volte nelle pagine di questa rubrica (il Millennium Ecosystem Assessment, vedi www.maweb.org e il The Economics of Ecosystems and Biodiversity, vedi www.teebweb.org).
Viviamo in una società che ha ancora serie difficoltà culturali nel collegare una contabilità economica ad una contabilità ecologica ed ha serie difficoltà a comprendere che la prima non ha senso se è priva della seconda. Come la conoscenza scientifica ci insegna, i deficit economici sono imparagonabili rispetto ai deficit ecologici. Il debito ecologico che abbiamo verso le risorse e i sistemi naturali del pianeta costituisce il vero insormontabile problema per il nostro immediato futuro.
Anche per tutti questi motivi il Wwf ha organizzato, per il secondo anno, l’iniziativa “Biodiversamente”, il Festival dell’Ecoscienza, organizzato insieme all’Associazione Nazionale Musei Scientifici (Anms). L’iniziativa avrà luogo nel week-end del 22 e 23 ottobre prossimi con eventi gratuiti per scoprire il valore della biodiversità nei musei di scienze naturali, i science center, gli orti botanici,i parchi naturali e le Oasi WWF in tutta Italia.
Quest’anno Biodiversamente è stato dedicato dal WWF alla ricerca scientifica: infatti è stata lanciata la prima iniziativa italiana mirata a sostenere la ricerca scientifica sulla biodiversità con il supporto del grande pubblico. Il WWF ha così promosso i bandi per due progetti di ricerca dedicati alla biodiversità e fino al 23 ottobre invita tutti a dare un contributo diventando simbolicamente “Ricercatore per un giorno”, su www.wwf.it .
La ricerca ambientale sulla biodiversità vanta nel nostro paese successi di calibro internazionale che, purtroppo, sono ignoti alla gran parte dell’opinione pubblica. Sono decine e decine i ricercatori italiani che esplorando le foreste pluviali, gli abissi dei mari, le grotte, il DNA delle specie nei laboratori e la biologia di specie appena scoperte, ci aiutano a capire i meccanismi che regolano la vita (anche di noi Homo sapiens) e le strategie da adottare per tutelarla. Purtroppo la drammatica scarsità di finanziamenti rende la ricerca sempre più “a rischio estinzione”, soprattutto in un campo sottovalutato come quello ambientale e della biodiversità in particolare, tanto che, ad esempio, le ricerche di base sulla biodiversità dei Musei coordinati dall’ANMS, che impiegano circa 300 ricercatori, ricevono finanziamenti pubblici per meno di 200.000 euro l’anno.
Gli straordinari meccanismi evolutivi che hanno permesso alla vita di nascere e diffondersi su questo nostro bellissimo pianeta, non potranno continuare a operare se indeboliamo continuamente i sistemi naturali e la biodiversità presente sulla Terra. La biodiversità costituisce veramente l’assicurazione sulla vita del nostro pianeta.
Al di là dei risultati interessantissimi sulle nuove specie scoperte che sono uno degli oggetti principali delle ricerche sulla biodiversità ed anche tra quelli più noti al grande pubblico, vi sono numerosi risultati affascinanti in tanti campi disciplinari, sui quali vorrei soffermarmi per fornire una brevissima panoramica.
Le ricerche sulla biodiversità stanno infatti continuamente ampliando la comprensione della complessità e variabilità dei sistemi viventi. La scoperta di nuove specie, di relazioni ecologiche prima ignote, di funzioni ecosistemiche non ancora ben comprese, ci permettono solo di intravedere l’indescrivibile valore della vita.
Le conoscenze provenienti dalle ricerche sulla straordinaria ricchezza della vita sulla Terra ci stanno aprendo orizzonti fino a diversi decenni fa impensabili.
Le conoscenze di genetica e biologia molecolare hanno approfondito l’affascinante ruolo svolto dai patrimoni genetici delle specie nell’evoluzione e quindi nel formarsi della ricchezza della biodiversità planetaria. La genomica, la scienza dei geni e del DNA (il ben noto acido desossiribonucleico che costituisce la base dell’informazione genetica presente in tutte le forme viventi sulla Terra ), la proteomica, la scienza delle proteine, e l’affascinante Evo-devo (Evolutionary Developmental Biology) cioè la biologia evolutiva dello sviluppo, stanno facendo passi da gigante.
I ricercatori stanno esplorando a fondo questi affascinanti campi di ricerca, per studiare e risolvere alcuni dei più affascinanti misteri della storia naturale e scoprire tutte le tipologie delle importanti caratteristiche che si sono evolute in natura in tante straordinarie forme di vita.
La genomica, questo studio comprensivo e comparativo del DNA delle specie, sta profondamente ampliando la nostra conoscenza dell’evoluzione della vita. La genomica ci permette veramente di penetrare in profondità nei processi evolutivi. Infatti più di oltre un secolo dopo il grande Charles Darwin, la selezione naturale (il meccanismo fondamentale dell’evoluzione dei viventi), era osservabile solo a livello dell’intero organismo, come un fringuello o una farfalla, sotto forma di differenze nella loro sopravvivenza o capacità di riprodursi. Ora, possiamo “vedere”, come ci dice uno dei grandi biologi molecolari che è anche un grande divulgatore, come Sean Carroll dell’Università del Wisconsin, come il più adatto viene “costruito” (vi suggerisco di leggere i suoi volumi “Infinite forme bellissime. La nuova scienza dell’Evo-devo” , 2006, Codice Edizioni e “Al di là di ogni ragionevole dubbio. La teoria dell’evoluzione alla prova dell’esperienza”, 2008, Codice Edizioni. Si vedano anche di Richard Dawkins i volumi “Il racconto dell’antenato. La grande storia dell’evoluzione”, 2004, Mondadori Editore e “Il più grande spettacolo della Terra. Perché Darwin aveva ragione”, 2009, Mondadori Editore e di Stephen J. Gould “La struttura della teoria dell’evoluzione”, 2003, Codice Edizioni )
Il DNA contiene un tipo di informazione completamente nuovo e diverso rispetto a quello che Darwin avrebbe potuto immaginare o sperare, ma che conferma pienamente la sua idea di evoluzione. Gli studiosi oggi stanno cercando di identificare i cambiamenti specifici che hanno luogo nel DNA e che hanno permesso alle specie di adattarsi ai mutamenti ambientali e di evolvere nuovi “stili di vita” occupando nuove nicchie ecologiche.
Studiando le sequenze di DNA siamo stati in grado di comprendere come in tutte le specie siano presenti dei geni “fossili”, sequenze di DNA cioè che nel passato erano complete ed utilizzate dagli antenati, ma che, con il trascorrere del tempo, sono andate degenerando. Queste sequenze di DNA costituiscono importanti nuove fonti di informazione sulle caratteristiche e le capacità che sono andate perdute mentre le specie andavano evolvendo nuovi adattamenti e nuovi “stili di vita”.
I ricercatori hanno scoperto che le sequenze di DNA ci rivelano anche che l’evoluzione può ripetersi nell’arco del tempo e che fa questo con frequenza. Infatti adattamenti simili o addirittura identici si sono verificati attraverso gli stessi meccanismi in specie molto diverse, come le farfalle e gli stessi esseri umani. La scienza si è così resa conto che di fronte alle stesse sfide ed opportunità, le forme di vita possono scegliere la stessa soluzione in tempi e luoghi completamente diversi.
Inoltre la ricerca scientifica è stata capace di individuare un metodo per associare ad ogni organismo vivente una o poche sequenze di DNA in grado di identificarlo univocamente e quindi di identificarne anche la specie. Questa metodica molecolare, definita DNA barcoding, è stata sviluppata proprio per l’identificazione di identità biologiche (come se si trattasse del codice a barre presente su ogni prodotto che acquistiamo in un supermercato), basandosi su di un marcatore principale (tecnicamente si tratta di un frammento di un gene mitocondriale che codifica la sub unità I della citocromo ossidasi coxI).
Negli ultimi 25 anni ha avuto luogo un’altra straordinaria rivoluzione nella biologia. Sono state infatti realizzate alcune fondamentali scoperte in un campo di ricerca che ha formato la disciplina dell’Evo-Devo (Evolutionary Development Biology), la biologia evolutiva dello sviluppo, che cerca di comprendere il processo attraverso il quale si “costruiscono” gli esseri viventi e di come diverse modificazioni di questo processo abbiano condotto alle tante specie che oggi conosciamo e la cui esistenza passata è testimoniata dai fossili.
Come ricorda il già citato Sean Carroll “Nessun biologo, per esempio, avrebbe mai immaginato che gli stessi geni che regolano la formazione del corpo e degli organi di un insetto controllano anche la formazione dei nostri corpi”.
Le ricerche nel campo dell’Evo-devo hanno approfondito le conoscenze sui “kit degli attrezzi” messi a disposizione dal patrimonio genetico di una specie per formare i nuovi nati ed hanno potuto scoprire che il segreto della struttura di un animale non è costituito dalla disponibilità di questo kit specifico del proprio patrimonio genetico, ma dalla possibilità di attivare e disattivare, al momento giusto, gli “interruttori” ed i geni regolatori che sovrintendono lo stabilirsi del numero delle parti, la forma, la collocazione e le dimensioni di ciascuna struttura. Quella che possiamo definire la “scatola di montaggio” è uguale per tutti al di là di ogni immaginazione.
Come ricorda il filosofo della scienza Telmo Pievani, dell’Università di Milano-Bicocca: “Se pensiamo che le architetture corporee dell’intero regno animale dipendono dagli stessi direttori d’orchestra che conducono la danza dello sviluppo in esseri diversissimi come un insetto, una rana, un verme e un leone, appare in tutta la sua smagliante chiarezza la matrice di unità biologica e storica che abbracci il vivente. L’intero regno animale condivide i medesimi ingredienti genetici per lo sviluppo del corpo […] Ogni animale è in un certo senso una “variazione sul tema” del kit degli attrezzi che abbiamo ereditato all’inizio, una diversa combinazione di blocchi di costruzione a partire dalla stessa scatola di montaggio genetica, l’esito di un percorso costruttivo sedimentatosi nell’evoluzione per ragioni adattative differenti ma a partire dagli stessi ingredienti di base”.
L’avventura della ricerca prosegue fornendoci continuamente elementi di conoscenza per comprendere meglio la straordinaria ricchezza della vita sul nostro pianeta e i suoi meccanismi di funzionamento.
I ricercatori perseguono instancabilmente questa avventura, sia esplorando le volte delle foreste tropicali e degli abissi dei mari alla scoperta di nuove specie, sia scoprendo, nei laboratori, sempre più sorprendenti modalità di funzionamento dei patrimoni genetici delle forme di vita presenti sul nostro pianeta e comprendendo quindi sempre di più i meccanismi evolutivi della vita. E’ quindi fondamentale appoggiare la ricerca scientifica.
GreenReport
23 Dicembre 2024