A 12 anni di distanza dalla pandemia di “encefalite spongiforme bovina” alias “mucca pazza”, con 190mila casi accertati nel mondo e 225 morti ufficiali, di cui 2 in Italia, per la variante della malattia che attacca l’uomo, l’Unione Europea permetterà nuovamente agli allevatori di nutrire i bovini con le cosiddette “farine animali”, ovvero scarti di macelleria.
Secondo loro la malattia fu provocata dall’utilizzo di carcasse infette, e non dal fatto che i bovini sono animali erbivori non biologicamente concepiti per mangiare derivati animali, ma anche nella “comunità scientifica” non mancano gli scettici.
Con la definizione “comunità scientifica”, si comprende, purtroppo, anche scienziati e medici sul libro paga delle lobby che sostengono – alcuni degli esempi più eclatanti – che l’uranio impoverito non sia nocivo, oppure che non lo siano gli inceneritori, e via dicendo…
Perché vogliono utilizzare farine animali? Ovviamente la questione è puramente economica: le cosiddette “farine animali” non solo costano molto meno dei mangimi vegetali, trattandosi di scarti di macelleria: (praticamente tutto ciò che viene scartato dalla lavorazione delle carni, finisce nel tritacarne) ma fanno anche ingrassare velocemente gli animali, per la gioia degli allevamenti. Il fatto che i bovini non siano concepiti per digerire derivati animali, per loro non è importante. Le regole stabilite da Madre Natura sono sacrificabili, all’altare del profitto. Come la salute pubblica, del resto.
Mentre l’intestino dei carnivori è corto, e consente una rapida espulsione del cibo ingerito, quello dei bovini, erbivori, è lunghissimo, e mangiando carne, assorbono tutte le tossine rilasciate dalla decomposizione della stessa che avviene nell’intestino: una questione che secondo molti scienziati riguarda anche gli esseri umani. Le differenze tra gli apparati digerenti di carnivori, erbivori ed onnivori sono ben evidenziati nell’articolo “Non siamo fatti per essere carnivori: l’evidenza fisiologico-strutturale del corpo umano”. Chi vuole approfondire la questione può leggere “I rischi per chi mangia carne” e “Cosa comporta mangiare la carne, scritto da un giornalista carnivoro”
Ma torniamo ai bovini. Di seguito riporto il commento pubblicato da Fausto Carotenuto di coscienzeinrete.net:
“Il bue si riempirebbe dunque di tutte le tossine possibili se improvvisamente diventasse carnivoro. In particolare si riempirebbe di acido urico e di urati. Ora gli urati hanno l’abitudine di avere un debole per il sistema nervoso e per il cervello. Se il bue mangiasse direttamente della carne, ne risulterebbe una secrezione di una quantità enorme di urati che si depositerebbero nel cervello e il bue diventerebbe folle.” Questo diceva Rudolf Steiner 90 anni fa. Era il risultato di una profonda ricerca scientifico spirituale. Poi rivelatasi accuratissima al momento dell’esplosione dello scandalo mucca pazza. Le mucche venivano allevate con farine animali… e una parte di loro impazziva! E chi mangiava la carne di quelle mucche in taluni casi contraeva un morbo mortale. La lezione non è bastata.. e il profitto ora ha piegato i falsi scienziati e gli organi di controllo europei a riaprire le porte alla nutrizione animale per le mucche!
Ma ormai sappiamo come stanno le cose. Chi ancora mangia carne (non è peccato, è una scelta di libertà, come quella vegetariana) sappia che deve prestare estrema attenzione all’origine dei bovini ed alla loro alimentazione.
Nocensura
Di seguito l’articolo di Repubblica.it:
Bruxelles riammette le farine animali a 12 anni dalla crisi della mucca pazza
L’Unione europea permetterà di nutrire i capi da produzione con mangimi prodotti da scarti di macelleria, ma solo da suini, pollame e pesci. La comunità scientifica si è convinta che la colpa della pandemia fu nell’utilizzo di carcasse infette. Ma l’autorità per la sicurezza alimentare parla di “modelli non sicuri al 100%”
di Corrado Zunino per Repubblica
L’Unione europea riapre alle farine animali: dodici anni dopo la pandemia chiamata mucca pazza, saranno di nuovo pasto per il bestiame da allevamento. Il contagio della Bse, l’encefalite spongiforme bovina, fu devastante: 190mila casi accertati nel mondo e 225 morti ufficiali per la sua variante che attacca l’uomo. Due decessi furono registrati anche in Italia.
Nel 2013, superando un divieto severo applicato in tutta l’Ue a partire dalla deflagrazione del morbo, i capi da produzione torneranno a essere nutriti con alcune farine animali, prodotte con scarti di macelleria. La Unione, infatti, limiterà le “animal proteins” a maiali, pollame e pesci d’acquacoltura.
A settembre la commissione Salute e politiche dei consumatori porterà al Parlamento europeo la sua proposta ed è probabile che entro l’anno il divieto assoluto delle proteine animali venga cancellato. Dall’inizio del 2013, quindi, la distribuzione delle farine delle tre specie dovrebbe essere consentita negli allevamenti.
Il dibattito sul ritorno delle proteine Pat, la prima riunione sul tema fu del 7 luglio 2010, è tornato forte nelle ultime due stagioni. La commissione Salute e consumatori si è confrontata sul controverso dossier innanzitutto con una scettica Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa), sede a Parma. Quindi con consulenti medici, veterinari, nutrizionisti dei paesi membri.
È diventata convinzione maggioritaria della comunità scientifica istituzionale che la pandemia, diagnosticata per la prima volta nel 1986 e che ha fatto registrare decessi anche nelle ultime stagioni, sia stata generata dall’utilizzo di carcasse infette per produrre farine, e non dal fatto in sé di forzare la natura di animali erbivori. Colpa di farine malate, e non di tutte le farine animali.
L’Istituto superiore di sanità italiano ha confermato questa ricostruzione scientifica e il Consiglio nazionale dell’alimentazione francese ha espresso parere favorevole alla riapertura graduale segnalando come oggi le carni provenienti dal Sudamerica già contengano proteine animali. Ora la commissione guidata da John Dalli, fortemente contestata dagli animalisti per le sue scelte nel campo della clonazione animale e del trasporto dei capi destinati alla macellazione, ha deciso di aprire gradualmente alle “farine”.
Sarà comunque evitata ogni forma di cannibalismo: le farine di galli e galline saranno nutrimento solo per i suini e viceversa. Sul “divieto sui ruminanti” (dal marzo 2001 non possono diventare cibo per altri animali, né possono nutrirsi di farine animali di alcun tipo) la discussione tra l’eurocommissione e i tecnici esterni è stata conflittuale e la spinta lobbistica dell’industria delle carni, che ha trovato sponde negli uffici europei, è stata arginata dalla resistenza dell’Efsa. La proibizione è stata mantenuta e anche in futuro, in qualsiasi tipo di allevamento, non si potranno produrre e dare in pasto farine di bovini e ovini.
Il veterinario Koen Van Dyck, direttore generale della commissione Salute e consumatori, spiega: “Abbiamo valutato che con queste precauzioni non ci siano rischi per la riproduzione della variante umana del morbo di Jacob Kreutzberg”. Si parla, appunto, della devastante infezione passata dalle mucche, malate di encefalite spongiforme, agli uomini. L’Efsa di Parma ha reso pubblico un documento, tuttavia, in cui parla di “modelli di difesa adottati dalla Ue soddisfacenti, ma non sicuri al cento per cento”.
Per evitare ogni contaminazione incrociata le farine animali che torneranno sul mercato avranno una “stretta canalizzazione” nel loro viaggio verso magazzini e allevamenti e per evitare mescole pericolose fra proteine di bovini, ovini e caprini (esiste anche una Bse di ovini e caprini detta Scrapie) si organizzeranno “test simili a quelli che si fanno per individuare l’introduzione di prodotti geneticamente modificati”. Dice ancora il direttore generale Van Dyck: “Non esiste il bisogno di dare proteine animali agli erbivori”. Per ora saranno esclusi dall’alimentazione integrata con le farine anche cavalli e conigli.
22 Novembre 2024