Uno dei luoghi comuni sull’agricoltura biologica od organica (da qui, per comodità, bioagricoltura) è che si tratti di un’attività poco produttiva ed economica, prerogativa di ricchi frichettoni che hanno possibilità ben al di sopra della media e che a tendere non potrà rappresentare una fonte di sostentamento per l’umanità, a differenza dell’agricoltura intensiva. Insomma, una bella attività la bioagricoltura, perchè riduce gli impatti negativi sull’ambiente, ma di fatto un lusso da radical-chic con le tasche belle profonde.
Dall’America, patria degli OGM, invece arrivano i risultati di uno studio che smitizza queste false convinzioni.
Uno studio del Rodale Institute, il primo ente a realizzare studi pratici comparati tra agricoltura biologica e convenzionale (con uso di pesticidi e fertilizzanti), ha da poco pubblicato i dati sugli studi comparati effettuati tra il 1981 ed oggi: prima che qualcuno dica che i risultati non sono validi, in quanto prodotti da un istituto storicamente a favore dell’agricoltura biologica, va detto che il Rodale Institute è un’istituzione molto seria nel suo campo e collabora da anni con l’Agricultural Research Service degli Stati Uniti.
I risultati principali dello studio dicono che:
– i terreni condotti secondo le regole della bioagricoltura, con la rotazione delle colture, hanno offerto un raccolto numericamente equivalente, oltre che privo di residui di fitofarmaci e sostanze chimiche e migliore per la salute (come provato anche da altri studi), sia per quanto riguarda la soia che il mais;
– nelle stagioni di siccità, i campi coltivati in maniera organica hanno offerto raccolti maggiori rispetto a quelli convenzionali;
– i terreno condotti secondo i principi della bioagricoltura hanno mostrato una maggiore resistenza alle erbacce e hanno lasciato (ma questo era ampiamente previsto) un suolo in migliore salute e più fertile rispetto a quello dell’agricoltura convenzionale.
23 Dicembre 2024