Un miliardo di euro di investimenti in innovazione, riqualificazione ambientale, green jobs, a parità di gettito per il bilancio dello Stato.
Quasi un miliardo di euro di investimenti in innovazione, riqualificazione ambientale e green jobs: tanto potrebbe produrre l’attuazione delle proposte di Legambiente per la legge di Stabilità 2018. In un documento che fa il conto dettagliato delle entrate e delle uscite per lo Stato, l’associazione propone, infatti, una serie di interventi immediatamente realizzabili, che consentirebbero di generare effetti già a partire del 2018, senza creare debito o determinare un aumento della tassazione. Proposte che vogliono mettere sul piatto idee concrete di cambiamento e aprire un confronto con tutti i gruppi parlamentari e con il governo.
Sono suddivise in 10 ambiti d’intervento – adattamento ai cambiamenti climatici, promozione delle fonti rinnovabili, riqualificazione del patrimonio edilizio, spinta al riciclo nelle costruzioni, repressione dell’abusivismo edilizio, riduzione dell’iva sui prodotti a basso impatto ambientale, mobilità urbana, concessioni di beni comuni, royalties sulle trivellazioni, infrastrutture – e sono frutto di una condivisione con gli interlocutori dei diversi settori.
Molti interventi sono a costo zero, molti altri generano risorse perché in Italia si continua a pagare una miseria per sfruttare cave, acque minerali, per estrarre petrolio e gas, per gestire stabilimenti balneari. Per esempio, per l’acqua in bottiglia si passerebbe da 0,1 centesimi pagati per litro a 2 centesimi (il prezzo medio di vendita è 30 centesimi nella grande distribuzione). Per le cave si pagherebbe il 20% del prezzo di vendita finale come nel Regno Unito, mentre attualmente siamo al 2,3% e in alcune Regioni i canoni di concessioni per le attività di escavazione sono addirittura gratis.
Gli interventi proposti modificherebbero queste e altre evidenti assurdità. Come il fatto che le autostrade (pagate con soldi pubblici e ripagate come investimento ormai da molti anni) generino diversi miliardi di euro all’anno che rimangono nelle casse dei concessionari mentre mancano le risorse per recuperare i ritardi che le nostre città scontano nelle dotazioni di metropolitane e tram. Il fatto che non si paghino le royalties per le trivellazioni sotto certe soglie o che le compagnie possano dedurre dalle tasse quanto pagano alle Regioni. Oppure che in Italia continuino a essere diffuse le discariche e si proceda a rilento nel riciclo dei materiali, perché il prezzo di conferimento in discarica è bassissimo. Difficile spiegare anche perché chi soffre di allergia al latte sia costretto a pagare una aliquota IVA cinque volte superiore sui prodotti alternativi; perché le demolizioni degli edifici abusivi procedano a rilento in un Paese il cui paesaggio è di grande bellezza e il territorio in gran parte a rischio idrogeologico; perché la benzina diesel continui a essere avvantaggiata da una tassazione slegata dalle emissioni che i carburanti producono mentre le città sono strette nella morsa dello smog.
“Nella legge di stabilità approvata dal governo e ora in Senato vi sono alcuni provvedimenti positivi – dichiara Edoardo Zanchini, vice presidente di Legambiente – come la conferma delle detrazioni per la riqualificazione energetica e antisismica degli edifici e l’allargamento agli interventi che riguardano il verde, come la possibilità di scontare dalle tasse una parte delle spese per il trasporto pubblico locale, di cui va dato merito in particolare al ministro Delrio. Il punto è che ancora una volta si rinvia il cambiamento che la dimensione dei problemi climatici e di inquinamento delle città meriterebbe. Le risorse esistono nel grande bilancio dello Stato italiano, ma bisogna finalmente avere il coraggio di aggredire gli enormi sprechi presenti e rendite insopportabili, a danno dell’ambiente, che impediscono una corretta gestione di beni naturali e comuni”.
Investire in questa direzione conviene. Lo dimostrano i dati di crescita di nuove imprese e dell’occupazione nei settori che più stanno andando in una direzione dove si tiene assieme qualità e innovazione: dal turismo all’agricoltura biologica, dal mondo del riciclo a quello dell’efficienza energetica. Il punto è dargli ora davvero spazio e una prospettiva di sviluppo nei prossimi anni capace di dare risposte ai problemi di gestione dei rifiuti, di importazione di fonti fossili, di approvvigionamento di beni e materiali attraverso ricette che già oggi sono di successo, come le filiere di raccolta differenziata e riciclo dei materiali, e altre che possono diventare un’opportunità per le imprese e i cittadini, come quella dell’autoproduzione da fonti rinnovabili. Risorse che oggi vanno alla rendita di pochi e danneggiano l’ambiente possono diventare investimenti.
Ogni proposta, nei diversi ambiti, è frutto di una condivisione con gli interlocutori dei diversi settori, dal mondo dell’agricoltura biologica (con Alcenero) a quello delle imprese delle rinnovabili (con AIEL e coordinamento FREE), da un settore edilizio (a partire dall’Ance) che vuole scommettere sulla riqualificazione dei condomini e delle città a quello dei consumatori (con il Movimento difesa del cittadino e con Mercatino per il riuso) che chiede trasparenza e di non penalizzare i comportamenti virtuosi. Sono proposte che spingono innovazioni virtuose nei comportamenti dei cittadini e delle imprese, premiando il recupero di materiali e lo sharing nella mobilità, ma anche chi sceglie i mezzi elettrici per gli spostamenti urbani.
Nella tabella seguente le proposte di Legambiente sono sintetizzate con i numeri delle entrate e delle uscite per lo Stato. Va sottolineato che le entrate previste sarebbero strutturali, per cui gli interventi positivi proposti potrebbero essere finanziati per più anni, sostituiti e integrati con altre proposte visto che aumenterebbero le entrate.
Il dettaglio delle proposte nel documento Il clima non può aspettare.
31 Ottobre 2024