L’ultimo a finire sotto le sue grinfie è il sindaco, Matteo Renzi, con il Piano Strutturale di Firenze. Un documento accompagnato da una promessa: “Saremo un Comune a cemento zero”. E la parola è passata alla Regione, all’assessorato all’Urbanistica dove siede lei, Anna Marson. Un nome che in Toscana sta diventando uno spauracchio per costruttori e amici del cemento. Così, ecco arrivare le 28 pagine del parere degli uffici di Marson sul Piano di Renzi. Non è una bocciatura, ma il Comune è stato “rimandato”. Si scopre che, secondo la Regione, di cemento a Firenze (nonostante i buoni propositi) ne arriverà più di mezzo milione di metri cubi, l’equivalente di un nuovo quartiere. Non solo: la Regione storce il naso anche sui centri commerciali: “Il Piano prevede l’esclusione di nuovi insediamenti, ma fa salva la possibilità di rilocalizzare quelli esistenti”. Negli uffici di Marson sintetizzano: “Il Piano non ha rivisto i dimensionamenti previsti dal vecchio piano regolatore, dove si ipotizzava una crescita degli abitanti che non c’è stata. Così, compresi cambi di destinazione d’uso che si contano come nuovi volumi, il Piano prevede tra cinquecentomila e un milione di metri cubi”.
Un documento che non farà piacere in Comune. Marson, però, non se ne cura. Lei si presenta sempre sorridendo. Parla senza alzare la voce, con un misto forse di timidezza e di riservatezza poco comune nei Palazzi della politica. Questo deve aver ingannato anche gli alleati quando hanno accettato che ad Anna Marson (indipendente in quota Idv) fosse offerta la poltrona di assessore all’Urbanistica in Regione. Un ruolo chiave, negli uffici di Novoli, periferia nord della città, si decide il destino di progetti da miliardi. Qui si concentrano le aspettative di potenti imprenditori (su versanti opposti, il gruppo Fusi, amico di Denis Verdini, e le cooperative o il Monte dei Paschi) e di partiti politici.
Marson sembrava la persona ideale per dare fiducia agli elettori, con quel suo pedigree da società civile: dottorati in Pianificazione territoriale, cattedra di tecnica e pianificazione urbanistica all’università Iuav di Venezia. Per questo probabilmente è stata voluta dall’Idv che spesso punta all’Urbanistica sottolineando la propria anima ambientalista. Anche se, talvolta, con esiti opposti: in Liguria il partito di Di Pietro ha scelto un’altra donna, Marilyn Fusco, che in breve si è guadagnata il soprannome di “assessore al mattone” per il suo Piano Casa che ha fatto impallidire perfino quello di Ugo Cappellacci in Sardegna. Difficile immaginare due assessori più diversi di Fusco e Marson,
Lei, Anna, è stata scelta dal presidente della Regione, Enrico Rossi, che la appoggia per dare una sterzata alla politica urbanistica. Altri pensavano che sarebbe stato un gioco da ragazzi mettersi in saccoccia questa donna di 53 anni, dall’aspetto distinto.
Ma sbagliavano di grosso. In pochi mesi il bubbone è esploso. Non passa giorno che Marson non riceva attacchi da ambienti vicini a Confindustria, dalla stampa di centrodestra, ma non solo. E nei corridoi della Regione si racconta: “Il presidente la sostiene, ma anche tra i suoi alleati parecchi vorrebbero farle le scarpe”.
Marson la spiega così, diplomaticamente: “Molti credono che sviluppo significhi costruire, invece la nostra ricchezza è legata alla cura e riproduzione del territorio. Non è una questione soltanto estetica, ma anche economica. La Toscana attrae milioni di turisti per la sua bellezza. Ma il paesaggio va curato e protetto anche dal cemento”.
Ma ci sono nodi concreti. I porticcioli, per esempio. In Toscana è tutto un fiorire di progetti da miliardi che vedono impegnati colossi come Francesco Bellavista Caltagirone. E lei, Marson, ha parlato chiaramente: “Vanno bene i posti barca, ma puntiamo sulla nautica sociale, quella che interessa chi abita sulla costa. Invece si vuole puntare ovunque sui mega-yacht, su enormi porti con intorno case”. Una frase che inquieta imprenditori e sindaci della costa (di entrambi gli schieramenti) che su moli e cemento avevano scommesso. Basta? Neanche per sogno. Ci sono i fiumi, soprattutto l’Arno, con i bacini dove si è costruito troppo, con effetti che si vedono ad ogni alluvione. Marson è chiara: “Per l’Arno serve un progetto territoriale complessivo, bisogna riqualificare. Rivedere rapporto tra insediamenti e fiume”. Costruire ancora? “Macché, le condizioni climatiche sono cambiate, dobbiamo fare attenzione alla sicurezza”. E sono altri nemici. “Ci sono i Comuni che hanno troppi poteri in materia urbanistica”, avverte l’assessore.
Fino al nodo delle grandi opere. A cominciare dalle autostrade, con la contestatissima Livorno-Civitavecchia sponsorizzata dal ministro Altero Matteoli (Pdl), e dalla precedente giunta di centrosinistra e da Ricardo Conti (predecessore della stessa Marson e oggi responsabile Infrastrutture del Pd nazionale). C’è poi il capitolo aeroporti, con il centrosinistra alleato del Pdl nel lanciare ovunque nuove piste: da Siena (oggetto di un’inchiesta della Procura dove è indagato Giuseppe Mussari, numero 1 del Monte dei paschi) a Firenze (vicino ai terreni di Salvatore Ligresti, il re del cemento). E ogni volta ecco che spunta Anna Marson a mettersi di traverso.
di Ferruccio Sansa e Giampiero Calapà per Il Fatto Quotidiano
23 Dicembre 2024