La frutta e gli ortaggi scartati, non più utilizzabili per l’alimentazione umana ma ancora dotati di importanti proprietà nutrizionali, sono stati raccolti e, grazie a un protocollo di rigorose procedure studiate e messe a punto dall’Università, vengono utilizzati come cibo per gli animali, come fertilizzanti o per altri scopi industriali e farmaceutici
Sono tati presentati a Messina presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie, nel corso del convegno di chiusura del progetto di ricerca SAVE, i risultati di una filiera, prima in Europa, che ha unito Università, CNR, centri di ricerca e imprese del settore della logistica, dell’informatica, della distribuzione agroalimentare organizzata, ed i Comuni; un’autentica rivoluzione che rappresenta il primo risultato al dopo Expo per il contrasto allo spreco alimentare. Progetto inaugurato nel luglio 2015 con Alessio Ciacci, amministratore di Messinambiente, l’Università, il Comune di Messina.
“L’Università di Messina avvalendosi anche del Consorzio di Ricerca Filiera Carni, ente di certificazione dell’agroalimentare e con laboratori certificati da Accredia, di uno spin off Chromaleont capace di mettere a punto metodiche di analisi tecnologicamente avanzate con analisi in tempi brevi delle componenti nutrizionali dello spreco alimentare, e del Centro di competenza per le tecnologie dei trasporti MIT, che ha curato tutta la fase di tracciabilità e della logistica degli scarti ortofrutticoli, ha quindi operato in maniera coordinata con la rete delle aziende per sostenere un percorso di filiera e mettendo a punto un modello applicativo per le imprese che operano nel settore dell’agroalimentare, riuscendo a dare risposte e vantaggi diretti già al gruppo Fiorino Despar, soggetto proponente del progetto Save per l’eliminazione degli scarti dai banconi dei supermercati”- afferma Vincenzo Chiofalo, responsabile scientifico per l’Università di Messina.
Ecco come la frutta e gli ortaggi scartati, non più utilizzabili per l’alimentazione umana ma ancora dotati di importanti proprietà nutrizionali, sono stati raccolti, selezionati, e, grazie a un protocollo di rigorose procedure studiate e messe a punto dall’Università di Messina attraverso attività di ricerca e sviluppo, vengono utilizzati come cibo per gli animali, come fertilizzanti o per altri scopi industriali e farmaceutici, una organizzazione multifunzionale in perfetto stile imprenditoriale che coinvolge aziende del settore della produzione di alimenti e mangimi per gli animali, del settore vivaistico, del settore farmaceutico e dell’industria alimentare.
SAVE, progetto di ricerca finanziato dal MIUR nell’ambito del programma Smart Cities, ha portato alla creazione di un sistema intelligente per la sostenibilità ambientale, sociale ed economica della filiera alimentare attraverso la valorizzazione degli scarti biologici di produzione, la riduzione degli sprechi del sistema distributivo e dei consumatori e l’utilizzo alternativo degli sprechi residui come prodotti per le aziende zootecniche, della produzione dei mangimi e dell’agroalimentare. Un’intensa attività di ricerca industriale con trasferimento tecnologico grazie a sistemi innovativi di organizzazione, gestione e utilizzazione, modello di sviluppo e di collaborazione tra la ricerca e le imprese per utilizzare gli scarti dell’ortofrutta in maniera proficua e avviata nel 2012 con capofila l’Università di Messina, ed il supporto della GTS Consulting società specializzata nella gestione dei progetti di ricerca industriale di innovazione tecnologica. Il sistema SAVE, è in linea con le direttive nazionali ed europee sull’economia circolare e sostiene la riduzione dei rifiuti, la riduzione delle discariche, permette di ottenere vantaggi in termini ambientali ed economici per diversi imprenditori del settore zootecnico, vivaistico, farmaceutico e dell’agricoltura in generale. Grazie al PanLab dell’Università, sono state realizzate analisi di laboratorio per le imprese che in tempi brevi hanno dimostrato la stretta interazione fra l’alimentazione umana e l’alimentazione animale. Inoltre l’Ateneo peloritano ha contribuito a dare soluzioni alle imprese realizzando la piattaforma di gestione informatizzata dei prodotti ortofrutticoli quale modello esportabile per fare servizi alle imprese e quindi secondo il Reg. 178/2002 raggiungere l’obiettivo principale ovvero il conseguimento di un elevato livello di protezione della salute umana e della sicurezza alimentare. Al progetto SAVE hanno collaborato oltre 100 risorse umane e sono state formate 20 figure professionali che grazie alle borse di studio possono trovare impiego nella filiera. Questo modello che rappresenta ormai una piattaforma consolidata a supporto del sistema imprenditoriale per la riduzione degli sprechi alimentari e con vantaggi di tipo etico e sociale ha avuto un importante riconoscimento a livello nazionale dove allo SMAU Innovation di Napoli è stata premiata la capacità di innovazione tecnologica nel mettere insieme pubblico e privato e, dunque, l’Ateneo di Messina ha dimostrato di saper di coordinare le attività con le imprese private e dare nuova vita allo scarto alimentare con un grande valore aggiunto che torna alle stesse imprese anche con la formazione di nuove figure professionali pronte a spendersi per il mercato in continua evoluzione. Altre info QUI
24 Dicembre 2024