La città di Ulsan in Corea del Sud può ottenere fino a 3omila metri cubi al giorno di biogas: ricava metano dal trattamento delle acque di scarico e dalla parte organica dei rifiuti solidi. Se la capitale Seul seguisse le medesime strategie potrebbe ottenere 5 miliardi di metri cubi di biogas a partire da una popolazione di otto milioni di abitanti. Sono dati ricordati da Gunter Pauli, fondatore dell’istituto Zeri: alla fine degli anni Settanta ha partecipato ai primi passi del Club di Roma, quando è stato pubblicato // imiti dello sviluppo: una pietra miliare nell’elaborazione di una discussione globale sulla sostenibilità. Pauli è impegnato nel design “rifiuti zero” dove i residui di un processo diventano input per altre filiere. E in questo mondo vengono ridotti gli scarti inutilizzabili. «Con tecnologie molto semplici, sviluppate in Scandinavia, è possibile unire i materiali estratti dalle acque reflue e i componenti organici dei rifiuti solidi per generare biogas: se vengono processati insieme la quantità prodotta è quattro volte maggiore rispetto alla gestione in flussi separati. Per centomila abitanti si possono ottenere ymila metri cubi di gas ogni giorno: è un volume enorme». Poi aggiunge: «Le città sono spazi in grado di concentrare gli scarti dei processi: non è un problema, ma un’opportunità». Ma il design “rifiuti zero” richiede un’attenta progettazione sistemica che valuti ogni anello della catena nelle sue connessioni con gli altri. Pauli racconta i dettagli di un programma operativo in otto città europee che ha avviato la raccolta dei fondi di caffè prodotti da ristoranti, bar, hotel per alimentare la crescita di funghi di alta qualità, venduti sul posto senza ulteriori emissioni inquinanti per i trasporti. È un’idea valorizzata anche da dieci chef a Berlino che hanno dato lavoro in questo modo a giovani disoccupati. E funziona anche in Olanda: ad Amsterdam la catena La Place ha portato avanti l’iniziativa con 137 tra caffè e coffee shops. Sono quasi 2mila le persone che partecipano ai processi derivanti dalla gestione degli scarti ottenuti dai luoghi di ristorazione. In particolare, la raccolta dei funghi produce a sua volta rifiuti: diventano, però, un substrato per nutrire animali domestici. Altri accordi sono operativi a Madrid e a Parigi. In Italia l’anno scorso sono state raccolte 1,5 tonnellate di vetro per il riciclo. «Con alcune tecnologie arrivate in origine dagli Stati Uniti e poi applicate in Belgio le bottiglie di vetro possono essere frantumate in polvere e riscaldate. Poi ricevono anidride carbonica. Alla fine si ottiene un foglio di vetro per materiali da costruzione, approvato in Svezia già un paio d’anni fa», evidenzia Pauli. Non sempre è facile trovare ascolto, ammette: «Un mese fa durante un meeting con ingegneri a Tokyo mi hanno detto che non avevano mai pensato ai processi “rifiuti zero” perché li ritenevano impossibili. Ecco una cosa su cui riflettere: non arriveranno mai alla soluzione se sono già convinti che alcune strade siano impraticabili quando in realtà non lo sono». Anche la diffusione dei social network su internet alimenta le discussioni sull’ambiente. Di recente Facebook ha iniziato a progettare uno spazio tra le sue pagine do ve ospitare le conversazioni che riguardano la sostenibilità. Può contare su una platea di ottocento milioni di utenti attivi nel mondo: venti milioni si connettono dall’Italia. Nella sua piattaforma riunisce associazioni écologiste, ricercatori scientifici, comunità locali, gruppi di acquisto: diventa un luogo di incontro per costruire una consapevolezza sul valore dell’efficienza energetica. Le tecnologie informatiche aiutano anche a ridurre i consumi: secondo un report di Accenture, Microsoft e il gruppo Wsp environment and energy l’accesso ai software e alle infrastrutture digitali attraverso internet in un’azienda con cento dipendenti diminuisce fino al 90% l’utilizzo di energia elettrica sul posto. «Il ruolo dei social network è di diffondere la voce in modo da informare le persone sugli esempi di design per “rifiuti zero”. L’utilizzo degli scarti di caffè a Madrid sarà copiato presto da altre città spagnole perché altri ne hanno sentito parlare. Su internet alcune volte si leggono troppe cattive notizie e opinioni, ma finora poche reti sociali online sono dedicate davvero a condividere soluzioni pratiche per mostrare cosa si può fare e con quale velocità». Poi chiarisce: «I social network sono stati associati ai cambiamenti politici in Egitto e in altre nazioni: possono contribuire anche alla visibilità e alla documentazione di esperimenti di piccola e grande scala per accelerare la svolta verso la sostenibilità».
Il Sole 24 Ore
24 Novembre 2024