Il presidente della Bolivia, Evo Morales, ha proposto di sospendere la Conferenza dell’Unfccc sul clima di Cancún che si dovrebbe tenere a dicembre in Messico. Il leader boliviano ritiene che ci siano troppe differenze nelle politiche per difendere il pianeta: «La Conferenza di Cancun – ha detto a Radio Patria Nueva – potrebbe ripetere il fallimento di Copenhagen sui termini della stabilità della temperatura globale e la percentuale di emissioni di gas serra».
Di ritorno da un tour di 8 giorni in Europa, dove ha incontrato anche il papa Benedetto XVI e fatto importanti accordi commerciali con Finlandia e Norvegia, Morales dice di aver capito che «All’interno della comunità internazionale ci sono profonde differenze nelle politiche ambientali. La sospensione della conferenza l’ho chiesta anche durante la mia partecipazione a Madrid, capitale della Spagna, alla conferenza Unione Europea – America Latina e Caraibi».
Agli europei il presidente boliviano ha proposto un’alleanza Ue-America latina «Per difendere la vita e i diritti della Terra», ed ha detto di condividere l’importanza di realizzare una campagna di persuasione prima del summit messicano, soprattutto rivolta al governo Usa che non ha voluto sottoscrivere ilo Protocollo di Kyoto, ma ha anche fatto rilevare che «A Copenhagen sono stati proposti 2 gradi centigradi come limite del riscaldamento globale, mentre la prima Conferencia de los Pueblos sobre Cambio Climático, tenutasi a Cochabamba in Bolivia, ha proposto un grado centigrado, qui vediamo una profonda differenza. Se fallisce la Conferenza di Cancún i popoli finiranno per perdere le loro speranze negli Stati e la stessa Onu perderà di prestigio».
Morales ha riconosciuto che «L’Europa e i suoi membri, sono nell’insieme generalmente i più responsabili, in pratica, nel combattere il cambiamento climatico o la crisi climatica e per questo sono andato a quella conferenza per chiedere di fare un’alleanza tra Europa e Latinoamerica per difendere la vita, per salvare il pianeta».
Il presidente indio però si è anche detto preoccupato per la situazione degli immigrati sudamericani e specialmente di quelli boliviani, in Europa: «Non si può chiudere le porte a qualunque immigrato e l’America latina nella sua storia non ha mai chiuso le porte agli emigrati europei. I migranti europei sono venuti ad accaparrarsi terre, risorse naturali, miniere, ad accumulare il capitale in poche mani. A differenza del trattamento che ricevono i boliviani e i latinos in Europa, nel mio Paese gli europei vogliono che siano garantiti i loro utili. I migranti boliviani verso L’Europa hanno solo la forza del lavoro, però i nuovi migranti dell’Europa verso l’America Latina, verso la Bolivia, traggono la forza dal denaro anche se sono migranti. Questi investitori, che in Bolivia hanno la garanzia di accedere ai servizi, fanno dei soldi ed i nostri migranti, con la forza del loro lavoro vogliono anche loro fare dei soldi qui. E’ un interscambio».
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22 Novembre 2024