La Nissan Leaf stabilisce un record storico di vendite nel Paese nordico piazzandosi al secondo posto nella classifica generale prima di molte concorrenti a combustione interna. E’ un’escalation irresistibile dal 13° posto del 2012, al 5° posto del 2013 fino ai risultati del mese scorso
Quello che per altri è futuro, in Norvegia è presente. Almeno nel mondo dei motori eco-compatibili. La notizia è tutta nei numeri: nelle ultime settimane, all’interno della classifica di vendita, un’auto completamente elettrica (la Nissan Leaf) si è piazzata al secondo posto. Un dato che deve far riflettere, specie se si considerano i motivi che lo hanno generato e il punto di vista da cui è analizzato. L’Italia, infatti, è lontana anni luce da quel che succede a Oslo. Lo dice la storia recente.
Alla fine del 2004, del resto, l’Unrae (Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri), elaborando i dati del ministero Infrastrutture e Trasporti, comunicò all’Italia motoristica che per la prima volta nella storia le automobili private a gasolio immatricolate nel corso dell’anno erano state più di quelle a benzina. Un fatto clamoroso in un Paese come il nostro dove una storica e forte passione per i motori aveva sempre fatto percepire il diesel come “roba da camion”, ma al contempo una situazione già consolidata al tempo in altri Paesi europei come la Francia. Insomma i borbottanti, ruvidi e tremolanti propulsori avevano avuto la meglio anche da noi. Le ragioni erano soprattutto economiche: il gasolio costava meno, i motori “da camion” duravano di più e consumavano di meno, anche se, allora, si doveva rinunciare a un po’ di sprint. Oggi è quasi il contrario: i diesel moderni sono frutto di tecnologie avanzatissime. Così si era passati dal misero 7,78% del 1990 ad un 58,54% del 2004. Quali conseguenze abbia avuto questo passaggio di massa al diesel, a parte i vantaggi economici per gli automobilisti, è ancora oggetto di dibattito, soprattutto per quanto riguarda l’inquinamento da polveri sottili.
Da allora non è cambiato molto per anni, tanto che l’ultimo rilevamento nel febbraio 2013 dell’Unione petrolifera rivela la prevalenza del diesel attestati al 52,4%, ma è interessante notare che l’anno scorso, stesso mese, le auto a gasolio vendute rappresentavano il 55,1%. Dunque un piccolo calo evidentemente a favore della benzina, anche perché il gasolio ha perso il vantaggio del prezzo e i motori a “super” di oggi sono sempre più efficienti e parchi nei consumi. Ma la notizia di un altro sorpasso altrettanto clamoroso come quello del 2004 arriva dalla Norvegia: un’auto elettrica al 100% ha superato nelle vendite modelli corrispondenti a benzina e si è piazzata al secondo posto, secondo un comunicato ufficiale della Nissan, nella classifica generale delle ultime settimane. Un’escalation irresistibile: dal 13° posto del 2012, al 5° posto del 2013 all’ultimo dato. E’ la Leaf, auto ecologica senza il compromesso dell’ibrido, icona consolidata della Casa giapponese e simbolo della contrapposizione tra il vecchio e il nuovo.
Se la storia ci insegna qualcosa il trend delle auto elettriche è lento, anzi lentissimo, ma sembrerebbe inarrestabile, nonostante i dubbi di molti. A non avere dubbi, invece, è la Norvegia che, per paradosso, ha ricchi giacimenti di petrolio ma incoraggia da sempre l’uso di auto elettriche con agevolazioni concrete, come l’eliminazione dell’Iva sull’acquisto, la creazione di parcheggi solo per auto elettriche e l’apertura delle corsie riservate alle auto a zero emissioni. Risultato una diffusione talmente importante dei veicoli elettrici che il comune di Oslo ha in programma di aumentare di cento all’anno i punti di ricarica pubblici in un programma di quattro anni. Basta visitare la capitale norvegese per rendersi conto della diffusone dei veicoli elettrici: ad ogni angolo di strada ci si imbatte in colonnine per la ricariche, fuori dai ristoranti, nei parcheggi, vicino ai distributori tradizionali con attaccate auto in ricarica. Quello che per noi è un’eccezione per i norvegesi è un fatto del tutto normale.
Per Snorre Sletvold, presidente dell’Associazione norvegese dei veicoli elettrici, “la Norvegia è al primo posto al mondo nelle vendite di veicoli elettrici pro capite e ne siamo molto orgogliosi. Stiamo chiaramente dimostrando agli altri paesi europei e di tutto il mondo che, con un’infrastruttura adeguata e i giusti incentivi, la gente compra le auto a zero emissioni e le usa quotidianamente”.
La Leaf è un esempio, come ce ne sono altri, di auto elettrica, come dire, “concreta”, di facile uso. Dimensione da segmento B, aspetto rassicurante e moderno e nella sua ultima versione con prezzi di listino ulteriormente calati con la serie dell’auto prodotta in Europa, che conta 100 migliorie rispetto al modello attuale. Soprattutto maggiore autonomia (fino a 199 km secondo la Nissan) e tempi di ricarica dimezzati, cioè i due problemi principali delle auto elettriche. La nuova Leaf è disponibile ora in tre allestimenti, con l’aggiunta della nuova versione entry-level Visia, con il prezzo base più basso della gamma e dell’opzione di fascia alta Tekna, altamente tecnologica e con rivestimenti in pelle. Saranno in vendita in Europa a partire da giugno 2013. I prezzi per l’Italia sono i seguenti: 23.350 euro con incentivo statale il modello entry level. Ma la Nissan offre la possibilità di non acquistare le batterie risparmiando 5900 euro, ma di noleggiarle pagando un canone di €79 per un contratto da 36 mesi con limite annuale di 12.500 km. I consumi: secondo Nissan 3,51 euro di elettricità per 100 chilometri.
Che sia l’inizio di una nuova epoca è indubbio, ma come fu per il gasolio che portava vantaggi ma non si sapeva ancora quali problemi, il dibattito sulle auto elettriche, cioè sulla loro validità reale resta sempre in piano. La produzione di energia è spostata a monte, e quindi anche il possibile inquinamento, e su come si produrrà tutta quell’elettricità che servirà ad alimentare le migliaia, anzi i milioni di colonnine di ricarica che sorgeranno nel mondo del futuro, ci si gioca tutto. Utilizzare energia “sporca” per alimentare auto pulite, naturalmente è un controsenso.
di Lucio Valetti – Il Fatto Quotidiano
21 Dicembre 2024