La Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo ha approvato, il 24 e 25 gennaio, le modifiche alla riforma della Politica Agricola Comune. Pagamenti diretti, sviluppo rurale, Organizzazione unica dei mercati (Ocm), e Regolamento orizzontale sulla gestione e sul monitoraggio della PAC, sono i principali temi affrontati.
Secondo Paolo De Castro, Presidente della Commissione “gli emendamenti approvati rispecchiano quei criteri cardine che hanno guidato il nostro lavoro: maggiore flessibilità di applicazione delle misure, meno burocrazia e definizione di strumenti di gestione delle crisi di mercato. Un mix di obiettivi che rimettono al centro le imprese e i redditi degli agricoltori”.
Tra le novità più significative legate ai pagamenti diretti c’è il nuovo criterio di ripartizione delle risorse che non permetterà a nessun Stato Membro di percepire meno del 65% della media UE. In merito, poi, alla distribuzione degli aiuti all’interno degli Stati, maggiore attenzione verrà dedicata a settori ed aree geografiche dove una riduzione degli aiuti troppo repentina potrebbe impattare negativamente sui redditi dei produttori. Al termine del periodo di applicazione delle nuove regole (2020) i premi non saranno, quindi, ridotti di più del 30% rispetto al primo anno di applicazione (2015). Gli Stati potranno anche trasferire fino al 15% di fondi dal primo al secondo pilastro. Saranno liberi, inoltre, di adottare un proprio sistema di convergenza interna per uniformare una parte dei titoli di pagamento e il greening, la componente verde del primo pilastro che riconosce un 30% di contributi diretti in più, potrà essere distribuito proporzionalmente per ogni singolo agricoltore, insieme al pagamento base.
A proposito di greening, anche le aziende con certificazione ambientale, e non solo quelle legate all’agricoltura biologica, che rispettano “pratiche agroambientali di sviluppo rurale”, avranno diritto a sovvenzioni. Tuttavia, il mancato rispetto dei requisiti non influenzerà l’erogazione dei pagamenti di base.
Dall’obbligo di diversificazione delle colture saranno, infine, esonerate le aziende con superficie inferiore ai dieci ettari, mentre per quelle tra dieci e trenta ettari saranno previste almeno due colture. Oltre i trenta ettari tre colture. Una differenza rilevante rispetto alla proposta della Commissione Europea che prevedeva tre colture per tutte le superfici superiori ai tre ettari.
Lontana dalla posizione dell’Esecutivo di Bruxelles anche la decisione che concerne l’obbligo della creazione di un’area ecologica (Ecological Focus Area). Esonerate tutte le colture arboree, le produzioni mediterranee di olio di oliva e agrumi oltre alle aziende di dimensioni inferiori ai dieci ettari. Per chi non rientra in questi casi specifici, ci sarà invece l’obbligo di coltivare il 3% della superficie ad area ecologica, mentre la proposta della Commissione prevedeva l’obbligo del 7% per tutte le aziende.
Tra le altre modifiche introdotte, i piccoli agricoltori riceveranno un importo totale fino al 15% della dotazione nazionale per i pagamenti diretti (la Commissione proponeva il 10%), mentre per i giovani agricoltori le eventuali risorse non spese potranno essere trasferite. Prevista anche maggiore flessibilità nell’individuazione, da parte di ciascuno Stato e in base a criteri oggettivi, della figura di “agricoltore attivo”.
Sul fronte commerciale, i prezzi potranno essere aggiornati anche in funzione della produzione, dei costi dei fattori produttivi e delle tendenze dei mercati. Per le misure come l’intervento pubblico e l’aiuto all’ammasso privato, nel primo caso viene reintrodotto il grano duro tra le produzioni beneficiarie, mentre l’aiuto all’ammasso privato potrà essere attivato anche in seguito a variazioni dei costi medi di produzione, a situazioni aventi un impatto significativo sui margini di profitto dei produttori e alla stagionalità della produzione.
Un emendamento reintroduce, inoltre, l’obbligo del paese di origine in etichetta per i prodotti ortofrutticoli venduti freschi.
Uno sguardo meritano poi alcuni settori specifici. Primi fra tutti l’olio di oliva e l’ortofrutta. Gli aiuti saranno indirizzati alle organizzazioni di produttori. Le associazioni potranno gestire fondi di esercizio, attuare e presentare proposte operative. I programmi di sostegno al vino vedono la nascita di nuove misure di ricerca e sviluppo e i diritti d’impianto dei vigneti saranno prorogati fino al 2030.
Più in generale, le organizzazioni di produttori escono rafforzate, sia perché sono riconosciute per tutti i settori, sia per le loro attività ampliate e innovate rispetto alla proposta di novembre 2011. Tuttavia, per essere riconosciute come tali, dovranno possedere un numero minimo di soci ed un minimo di volume produttivo commercializzabile.
In vista delle prossime scadenze Paolo De Castro ha incontrato il Presidente del Parlamento Europeo Martin Schulz. Dopo aver ribadito la necessità di mettere in luce i valori sociali e ambientali incorporati nel fare agricoltura, esaltandoli e rendendo sostenibile la funzione economica dell’agricoltore, i due Presidenti hanno fatto il punto sul lavoro di sintesi compiuto sugli emendamenti di compromesso alla riforma della PAC e sulla definizione delle prossime tappe del negoziato. A seguito del voto in Commissione Agricoltura, infatti, la nuova PAC verrà votata a marzo in Plenaria. In parallelo, è in corso la trattativa con la presidenza irlandese del Consiglio per accelerare il processo di riforma e per raggiungere un accordo soddisfacente. A questo proposito De Castro ha concordato con Simon Coveney, rappresentante della presidenza irlandese UE, una tabella di marcia per arrivare a giugno con un accordo politico sui pagamenti diretti. I quali, tuttavia, non possono prescindere dai risultati del vertice del 7 e 8 febbraio sulle prospettive finanziarie dell’Unione, le cui ricadute sulle risorse per la PAC potrebbero portare a eventuali correzioni emendative in occasione del voto parlamentare alla proposta di riforma. Su tale fronte, le indiscrezioni che indicano un ulteriore taglio sul bilancio generale – cento miliardi di euro rispetto ai settantacinque miliardi proposti lo scorso novembre – acuiscono, infatti, le incertezze sul negoziato. Dopo marzo partiranno i triloghi: Parlamento, Commissione e Consiglio si riuniranno cioè in una serie di incontri per arrivare, a giugno, alla scadenza della presidenza di turno irlandese, con un accordo almeno sul dossier che contiene il nuovo regime dei pagamenti diretti. “Per quanto riguarda l’ormai scontata proroga dell’attuale normativa fino al 1° gennaio 2015, data in cui entrerà in vigore la nuova PAC – dice De Castro – Parlamento e Consiglio sono in attesa di ricevere al più presto le proposte legislative transitorie”.
Beatrice Credi – Green News
25 Dicembre 2024