L’exploit dell’Onu: «Necessaria grande e rapida rivoluzione industriale per evitare una catastrofe planetaria» 1.900 miliardi di dollari all’anno per 40 anni per la redistribuzione del benessere e salvare l’ambiente Umberto Mazzantini Il nuovo rapporto “The World Economic and Social Survey 2011: The Great Green Technological Transformation” del Dipartimento affari economici e sociali dell’Onu (Desa) non lascia spazio a dubbi e tentennamenti sulla crisi globale, che è economica, ambientale e delle materie prime, del nostro pianeta: «L’umanità ha bisogno di una rivoluzione tecnologica più importante e più rapida della prima rivoluzione industriale per evitare una grande catastrofe planetaria dovuta al cambiamento climatico ed al degrado dell’ambiente». Secondo il rapporto Desa in tutto il mondo saranno necessari grandi investimenti «Per sviluppare tecnologie dell’energia pulita, tecniche agricole e forestali sostenibili e tecnologie che permettano di ridurre la produzione di rifiuti non biodegradabili». Il documento dell’Onu delinea la necessità di una vera e propria rivoluzione tecnologica-economica-sociale-ambientale che avrebbe bisogno di un governo (o almeno di una regia) mondiale: «E’ l’espansione rapida dell’utilizzo dell’energia, alimentata principalmente dai combustibili fossili, che spiega perché l’umanità è sul punto di superare i limiti del pianeta a causa del riscaldamento climatico e della perdita di biodiversità. Una transizione energetica mondiale totale è necessaria urgentemente per evitare una grande catastrofe planetaria». Secondo il rapporto nei prossimi 40 anni saranno necessari 1.900 miliardi di dollari all’anno per investire nelle tecnologie verdi e «Almeno 1.100 miliardi di questa somma dovranno essere investiti nei Paesi in via di sviluppo per rispondere ai bisogni crescenti di cibo ed energia. E’ necessaria una trasformazione tecnologica, ad una scala più grande e in un periodo di tempo molto più breve della prima rivoluzione industriale. L’insieme delle nuove tecnologie necessarie devono permettere ai poveri di oggi di raggiungere un livello di vita decente, riducendo allo stesso tempo le emissioni ed i rifiuti e mettendo fine all’utilizzo sfrenato delle risorse non rinnovabili del pianeta». Ma chi governerà e dirigerà la rivoluzione planetaria necessaria alla sopravvivenza dell’umanità? Secondo il rapporto «Condurre una nuova rivoluzione tecnologica ad un ritmo più rapido a livello mondiale necessiterà dell’intervento attivo dei governi e di una più grande cooperazione internazionale. I profondi cambiamenti tecnologici necessiteranno di una profonda trasformazione sociale, con un cambiamento di abitudini di consumo e migliori valori sociali». Insomma, il contrario dell’attuale economia speculativa del tutto e subito che sta massacrando interi Paesi ed economie e riducendo alla fame interi popoli con un semplice click su un computer che sposta denaro virtuale in borsa. Il mondo secondo l’Onu ha bisogno di qualcosa di molto diverso dall’attuale modello turbo-liberista retto dall’anarchia degli spiriti animali del capitalismo che i governi hanno scatenato ed ora non riescono a rimettere in gabbia. Il mondo ha bisogno di essere governato globalmente perché i problemi sono planetari e riguardano la stessa sopravvivenza della civilizzazione umana. Nella prefazione del rapporto il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, scrive: «Piuttosto che considerare la crescita e lo sviluppo sostenibili come degli obiettivi concorrenti condannati ad entrare in collisione, dobbiamo vederli come degli imperativi complementari che si rafforzano mutualmente. Questo diventa possibile quando abbracciamo un modello economico low carbon, che risparmia le risorse e favorevole ai poveri». Il documento Desa sposta il punto di vista dell’economia dalla crisi occidentale alla stragrande maggioranza dell’umanità, quella che vive nei Paesi in via di sviluppo o che lo sviluppo non l’hanno ancora visto e pone un grande problema di equità, di redistribuzione “socialdemocratica” del reddito planetario per sanare antiche ferite e avviare la rivoluzione necessaria: «Lo status quo non è un’opzione. Un tentativo di superare la povertà mondiale grazie alla crescita dei guadagni prodotti dalle attuali tecnologie “sporche” supererebbe le capacità a lungo termine dell’ambiente». Bisognerà capire se gli spiriti animali e la speculazione finanziaria che stanno strozzinando e strozzando il mondo lo permetteranno e se i confusi e complici governi nazionali saranno in grado (e vorranno) cedere sovranità per salvare il pianeta ed evitare al mondo una crisi economica e sociale che, secondo quanto scrive l’Onu, si annuncia di proporzioni inimmaginabili.
22 Novembre 2024