Vi siete mai chiesti quali sono le conseguenze ambientali delle vostre scelte alimentari? Se ne sente parlare sempre di più, ma vale la pena di ribadire alcuni concetti fondamentali.
Negli ultimi cinquant’anni, la nostra alimentazione ha subito un drastico cambiamento: il consumo di prodotti come carne, uova, latte e derivati è aumentato in maniera esponenziale. Una volta questi alimenti erano il privilegio di pochi, mentre ora sono accessibili a tutti. Le conseguenze? L’incredibile diffusione degli allevamenti di tipo intensivo.
Ormai è noto il fatto che questo tipo di allevamenti causa molti problemi dal punto di vista ambientale:
* disboscamenti (con conseguente perdita di zone verdi ed erosione del suolo);
* emissioni di CO2 e metano che vanno a incrementare l’effetto serra;
* aumento delle sostanze inquinanti che vanno a intaccare il suolo e le risorse idriche;
* ingente utilizzo di risorse, come acqua suolo e alimenti – quando questi ultimi potrebbero essere destinati all’alimentazione umana in un mondo in cui troppe persone soffrono la fame.
Queste sono solo alcune delle problematiche provocate solo dal nostro nuovo modo di alimentarci. Si potrebbe pensare che siano inevitabili, in quanto la carne e i suoi derivati sono elementi indispensabili nella nostra dieta, data la loro grande importanza per l’apporto di proteine. Ma forse non tutti sanno che, in realtà, nel trasformare vegetali in proteine animali, un’ingente quantità delle proteine e dell’energia contenute nei vegetali viene sprecata: il cibo serve infatti a sostenere il metabolismo degli animali allevati. Inoltre, una grossa percentuale dei prodotti della zootecnia corrisponde ai parti dell’animale non commestibili che vengono scartate – come le ossa, le cartilagini, molte frattaglie e, naturalmente, le feci.
Si tratta di un sistema palesemente inefficiente perché, per riassumere il concetto al massimo, viene utilizzato molto per produrre poco. Infatti per ottenere 1 chilogrammo di carne di manzo sono necessari circa 7 chilogrammi di cereali e circa 15.000 litri di acqua.
E non è necessario diventare vegetariani o vegani per migliorare la situazione, infatti basterebbe semplicemente che ognuno di noi riducesse, anche di poco, il consumo di carne e derivati. In Italia, per esempio, una riduzione del 10% dei consumi di carne pro capite equivarrebbe alla diminuzione del fabbisogno di 8 chilogrammi l’anno, ovvero di 150 grammi la settimana. Cifre che si traducono semplicemente nel sostituire per una volta alla settimana un cibo ricco di proteine animali con uno ricco di proteine vegetali, come per esempio un piatto di legumi.
Altre cifre significative sono quelle che esprimono i kg-CO2 equivalenti prodotti, per ogni chilogrammi di cibo prodotto: 1 chilogrammo di carne di maiale produce 9,3 chilogrammi di CO2, la stessa quantità carne bovina ne produce 30 kg, il merluzzo 8,5 kg, la soia appena 0,92 kg e i fagioli solo 1,35 kg. Come dire: un piatto ricco di proteine vegetali diminuisce l’emissione di gas serra da 10 a 30 volte rispetto a uno di proteine animali. In poche parole: basta un piccolo sforzo per avere un grande risultato!
Simona Manzo Soloecologia
21 Novembre 2024