Plastica, in Francia saranno più cari gli imballaggi non riciclati. E in Italia?

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Plastica, in Francia saranno più cari gli imballaggi non riciclati. E in Italia?

In Francia la battaglia alla plastica sta per intraprendere una nuova via: dal 2019 gli imballaggi di plastica non riciclata saranno più cari di quelli frutto di riciclo.
Non un divieto, dunque, ma un sistema di bonus-malus che colpendo i costi di produzione si dovrebbe riversare sul prezzo al pubblico. Inducendo così nei consumatori francesi, almeno si spera, un cambiamento nelle scelte d’acquisto, se non dettato da ideali ambientalistici, quantomeno da ragioni di “tasca”.
Ad annunciare la mossa che dovrebbe aiutare la Francia a migliorare le sue scarse performance in materia (ricicla circa il 20% dei suoi imballaggi in plastica contro una media europea del 41%) è stata la segretaria di Stato presso il ministero della Transizione ecologica e solidale, Brune Poirson, che ha parlato, senza però scendere nei dettagli, di un sistema di incentivi fiscali che potranno valere fino al 10% del prezzo dei prodotti.
“Domani, – ha dichiarato la politica francese – quando si avrà la scelta tra due bottiglie, una in plastica riciclata e l’altra no, la prima sarà meno cara”.
La misura fiscale rientra in un più vasto programma che dovrebbe portare la Francia a riciclare il 100% degli imballaggi in plastica entro il 2025.
2020: STOP ALLE PLASTICHE MONOUSO E UN LOGO PER AIUTARE I CONSUMATORI
Nel frattempo, una tappa intermedia: entro il 2020 il divieto per i prodotti monouso in plastica, come cannucce, piatti usa e getta, bastoncini per la pulizia delle orecchie.
All’inizio del prossimo anno il governo francese è pronto a specificare l’elenco dei prodotti che intende vietare, puntando su tutti quelli che hanno un uso superfluo o comunque sostituibile.
Infine, sempre entro il 2020 dovrebbe debuttare sugli imballaggi in plastica un logo che dica con chiarezza se il prodotto è stato realmente fabbricato con plastica riciclata o è semplicemente riciclabile. Questo perchè il logo rotondo con una freccia al centro che compare attualmente sugli imballaggi non significa che il prodotto è riciclabile o riciclato, ma solo che l’azienda ha versato un contributo a un’organizzazione ecologica.
LA SITUAZIONE IN ITALIA
In attesa che la direttiva Europea sulla plastica usa e getta entri a pieno regime nel 2020, mettendo fuori legge la produzione, la commercializzazione e l’utilizzo di materiali usa e getta in plastica non compostabile, anche l’Italia fa la sua (timida) parte: è stata infatti già annunciata la messa al bando, dal primo gennaio 2019, dei cotton fioc non biodegradabili e, dal 2020, delle microplastiche nei cosmetici.
Da segnalare alcune lodevoli iniziative locali, come quella del comune di Pollica, e delle isole di Lampedusa e Tremite, in cui ordinanze comunali hanno vietato l’utilizzo di materiali plastici non compostabili.
E il buon esempio lo danno anche le grandi aziende come Coop, Ikea e il gruppo alberghiero Hilton, tutti in prima linea per un cambio di rotta: dal 2022 stop agli imballaggi non riciclati per l’azienda della Gdo, dal 2020 stop alla plastica monouso nei punti vendita della multinazionale svedese ed entro il 2018 stop a cannucce e bottiglie di plastica negli alberghi della famosa catena americana.