Raccolta differenziata in Toscana: quale futuro?
Le interviste ad Alfredo De Girolamo, Presidente Cispel Toscana e Alessio Ciacci, Assessore all’ambiente del Comune di Capannori.
Una buona notizia e un’altra meno buona. Cominciamo da quella positiva: negli ultimi due anni in Toscana c’è stato un graduale e costante aumento della raccolta differenziata. Quella cattiva è che gli impianti per la raccolta dei materiali riciclati sono spesso sottoposti a stress, sia perchè probabilmente in numero inferiore rispetto alle necessità, sia perchè il mercato del riciclo vive un momento di difficoltà.
A lanciare un allarme è Alfredo De Girolamo, presidente di Cispel Toscana, l’associazione regionale delle imprese di servizio pubblico che operano nel territorio toscano e che gestiscono servizi a rilevanza economica come il servizio idrico, quello di igiene ambientale, il gas e il trasporto pubblico su gomma. De Girolamo sostiene che la raccolta differenziata procede anche troppo speditamente, mentre il mercato del riciclo non è pronto ad assorbire tutto ciò che noi raccogliamo.
Ma partiamo dai dati: le norme in materia ambientale, ed in particolare il Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006, stabiliva nell’articolo 205 tre livelli di percentuali minime di rifiuti prodotti da raggiungere in ogni ambito territoriale: almeno il 35% entro il 31 dicembre 2006, il 45% entro il 31 dicembre 2008, il 65% entro il 31 dicembre 2012. Chiediamo al Dott. De Girolamo qual è la situazione della Toscana rispetto ai parametri stabiliti per legge e quali sono le previsioni sul raggiungimento dei suddetti previsti per i prossimi anni.
Quali sono i dati attuali della raccolta differenziata in Toscana?
La media regionale toscana è di poco inferiore al primo obiettivo fissato per legge nel 35%, anche se vi sono territori dove questa percentuale è più alta. Gli obiettivi che adesso abbiamo davanti sono molto ambiziosi e prevedono il raggiungimento del 65% di raccolta differenziata entro il 2012. Quest’obiettivo è piuttosto difficile perché per arrivare a queste percentuali occorrono forme diverse di raccolta dei rifiuti. Il nostro attuale modello dei cassonetti stradali e dei camion “side loader”, prevalente in Toscana, non può portarci a questi livelli. Occorrerebbe passare ad una raccolta dei rifiuti porta a porta che è molto efficace ma pone alcuni problemi. Prima di tutto un problema di cambiamento delle modalità attuali e quindi nuovi cassonetti e nuovi camion. Occorre poi una riconversione e una formazione “ad hoc” del personale delle aziende dei rifiuti, che sarebbe tra l’altro anche maggiormente esposto a problemi di sicurezza. Occorre poi un’efficace ed importante campagna di comunicazione e di educazione ambientale. Tutto questo ha dei costi non trascurabili, che, in mancanza di finanziamenti pubblici, andrebbero a gravare sulle tariffe di igiene urbana.
In una recente intervista al Tirreno (Domenica 3 maggio 2009 “Rischiamo di finire come Napoli”) ha affermato che gli obiettivi che ci siamo dati in materia di raccolta differenziata sono fuori dalla nostra portata e che il mercato del riciclo non è pronto a far fronte ad ulteriori crescite. Potrebbe illustrare i dati a supporto di questa affermazione?
Il problema dell’aumento della raccolta differenziata pone oltre alle cose già dette anche un problema al mercato di sbocco, cioè ogni materiale raccolto differenziatamente deve essere trattato e poi venduto per fare nuovi manufatti. Negli ultimi mesi abbiamo avuto in Toscana un sensibile aumento della raccolta differenziata ma nel frattempo il mercato di questi prodotti si è saturato, anche a causa della crisi economica mondiale e questo causa un deprezzamento delle materie prime seconde che pone problemi al sistema del riciclo. E’ molto importante considerare non tanto la percentuale di raccolta differenziata ma, più in generale il tasso di recupero generale, di materia e di energia, di cui la raccolta differenziata è una parte. Questo lo impone ormai anche la recente Direttiva europea sui rifiuti. Infatti, uno studio che Cispel ha presentato recentemente ci dice che in molti Paesi europei non esistono obiettivi vincolanti per legge per la raccolta differenziata dei materiali. In Italia abbiamo invece un accanimento un po’ troppo ideologico nel promuovere la raccolta differenziata.
Quali sono le realtà che operano nel mercato del riciclo sul nostro territorio?
In Toscana opera da anni Revet un’azienda mista pubblico-privata, partecipata da 4 aziende di igiene urbana: Publiambiente, Quadrifoglio, Sienambiente e Geofor, che ha impianti a Pontedera ed Empoli e serve la maggioranza dei Comuni Toscani, poi vi sono altre piccole aziende private che operano nei diversi territori.
Sul tema della raccolta differenziata, c’è chi ha opinioni diverse e ha investito tutte le proprie risorse su un progetto che ha come strumenti principali il potenziamento della raccolta differenziata e la drastica diminuzione dei rifiuti: è il caso di Capannori, Comune della provincia di Lucca. Abbiamo raggiunto Alessio Ciacci, assessore all’ambiente del primo Comune in Italia ad aver aderito alla “Strategia rifiuti zero”, a cui abbiamo rivolto alcune domande.
In ambito regionale esistono, a suo avviso, delle criticità in merito alla raccolta differenziata dei rifiuti?
Esistono delle problematiche legate agli impianti di raccolta e selezione, che effettivamente rischiano di non essere sufficienti. In un momento di crisi della Revet nell’estate del 2008, durante il quale l’azienda aveva difficoltà ad accogliere la raccolta di tutta la regione, noi abbiamo mandato i nostri materiali differenziati in un impianto di Treviso il quale ci pagava il multimateriale 40 euro a tonnellata. Abbiamo bisogno di impianto che riescano a valorizzare meglio i materiali e quindi a darne un miglior sbocco sul mercato. Dispiace che nel dibattito politico quando si parla della necessità degli impianti, si fa sempre riferimento agli impianti di smaltimento, come inceneritori e termovalorizzatori e mai di impianti di riciclaggio di cui c’è molto più bisogno.
Se l’obiettivo che ci siamo posti è quello di raggiungere il 65% di raccolta differenziata e già adesso che siamo al 35% abbiamo delle difficoltà, evidentemente questo è un ambito in cui occorre investire.
Basterebbe migliorare gli impianti per dare molto più valore sul mercato ai materiali, in particolare per quanto riguarda il multimateriale. Anche per quanto riguarda l’organico gli impianti sono carenti, mentre per la carta c’è molto più mercato e questo ha fatto crescere il numero delle aziende private. Le aziende pubbliche, compresa la Revet, hanno comunque tutte delle partecipazioni non solo negli impianti che selezionano, ma anche in quelli che trasformano e valorizzano.
Alfredo De Girolamo, Presidente di Cispel Toscana, sostiene che in molti paesi europei non esistono obiettivi vincolanti per legge per la raccolta differenziata, mentre su questo fronte ritiene che in Italia ci sia un accanimento ideologico. Lei come risponde?
C’è una anomalia in quanto dice De Girolamo, poiché sono proprio le direttive europee che in materia di gestione dei rifiuti definiscono come primo punto la prevenzione, ovvero la riduzione dei rifiuti, come secondo punto il riciclaggio e solo come terzo punto lo smaltimento. Quindi è l’Italia che risulta indietro rispetto a quanto stabiliscono le normative europee, soprattutto per quanto riguarda le strategie di prevenzione. Quello che abbiamo fatto a Capannori con 11 progetti per la riduzione della produzione di rifiuti è semplicemente adeguarci alla normativa europea. Niente ideologia, ci siamo solo messi in regola.
Ci può spiegare più nel dettaglio che cosa è il progetto “Verso rifiuti zero”?
Abbiamo adottato una delibera comunale che definisce l’obiettivo rifiuti zero, con un percorso graduale, che si pone il raggiungimento del 75% di raccolta differenziata entro il 2012, invece del 65% stabilito dalla legge regionale. Il progetto si bassa prevalentemente sul sistema della raccolta porta a porta, che è l’unico modo per raggiungere obiettivi importanti nella raccolta differenziata, e dall’altro lato sulla riduzione dei rifiuti, con gli 11 progetti a cui accennavo precedentemente.
Ci può fare qualche esempio concreto di qualcuno di questi 11 progetti?
Abbiamo acquistato un distributore automatico per il latte alla spina, con un investimento di 15.000 euro adesso gli allevatori locali possono vendere direttamente ai cittadini: ci risparmia l’ambiente poiché così vengono prodotti meno scarti, ci guadagna il cittadino che acquista un prodotto di qualità direttamente dal produttore, e ci guadagna anche il produttore che accorciando la filiera su un litro di latte incassa 1 euro a fronte dei 30 centesimi che guadagnava prima.
Lo stesso abbiamo fatto con i detersivi: esistono ben 13 rivenditori che distribuiscono detersivi alla spina. Abbiamo inoltre eliminato tutti i prodotti usa e getta dalle mense scolastiche e comunali così come l’acqua in bottiglie di plastica.
Quando è partito il progetto rifiuti zero e quali sono stati fino ad ora i risultati?
Il progetto è partito nel 2005 e i risultati fino ad ora sono stati grandiosi, sia da un punto di vista ambientale, che economico e occupazionale. Solo con l’introduzione del porta a porta c’è stata la creazione di 40 nuovi posti di lavoro, senza che questo incidesse minimamente sulle tariffe dei rifiuti. Capannori è uno dei comuni con la tariffa più bassa in tutta la Toscana: per fare un esempio una famiglia di tre persone che vive in una casa di 100mq a Viareggio paga 270 euro l’anno, a Lucca 240 euro e a Capannori 180 euro. Esistono anche delle riduzioni ulteriori per chi effettua il compostaggio domestico o adotta altre pratiche virtuose. Dal 6 aprile di quest’anno con il porta a porta raggiungiamo la totalità dei cittadini del nostro Comune, ed è per questo che dal prossimo anno abbiamo studiato un ulteriore intervento: le tariffe verranno calcolate direttamente in base al comportamento dei singoli cittadini, più ricicli meno paghi.
A che percentuale di raccolta differenziata siete arrivati?
A gennaio eravamo al 65%, ma come dicevo da aprile abbiamo raggiunto altri 6.000 abitanti con il porta a porta e dobbiamo ancora calcolare l’incremento. Al momento sono 43.000 gli abitanti che raggiunguiamo con il sistema di raccolta del porta a porta e il progetto ormai non riguarda più solo Capannori ma ha “contaminato” tutti i comuni limitrofi: Porcari, Montecarlo, Altopascio, Villa Basilica, Pescaglia, solo per citarne alcuni. E stato interessante vedere crescere il coinvolgimento dei cittadini, che inizialmente sembravano scettici ma che alla fine hanno aderito con entusiasmo al sistema porta a porta. Speso veniamo accusati di porre degli obiettivi utopici, come quello del raggiungimento dei rifiuti zero. Credo che utopico non sia porre come obiettivo i rifiuti zero, che sicuramente è un percorso molto ambiziose e richiede l’impegno delle istituzioni, ma utopia è pensare che si possa andare avanti così, continuando a produrre rifiuti all’infinito in un mondo che invece è finito.
Chiara Martina
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22 Dicembre 2024