Si narra che l’accoglienza a Raphael Rossi, torinese, nuovo presidente di Asia, l’azienda dei rifiuti napoletana, sia stata ottima tra autisti e dirigenti della società. Un po’ meno in altri ambienti: qualche giorno fa l’auto di servizio usata dal neopresidente, posteggiata davanti all’hotel dove alloggia Rossi,è sparita senza lasciar traccia. Cose che capitano, quaggiù. Ma Rossi, che viene da un altro mondo -se si parla di rifiuti la sua Torino è ben più distante degli 800 km che la separano dalla capitale del Mezzogiorno – non ha mosso un ciglio. Sa di essersi infilato nella gestione di una delle aziende più difficili d’italia: niente soldi, 3mila dipendenti di cui solo 700 attivi, subappalti con imprese indisciplinate e chiacchierate, 20mila tonnellate di monnezza per strada e la differenziata da costruire da zero. A 36 anni, dopo aver svelato il sistema corruttivo infiltratosi persino nell’Amiat di Torino, azienda di cui è stato per anni amministratore, Rossi si gioca tutto a Napoli. Ci accoglie nella hall dell’albergo, chiacchiera amabilmente davanti a uno spritz. Spiega progetti, strategie,difficoltà e contraddizioni del suo lavoro. Sparge fiducia, ma non nasconde i problemi.
Presidente, qual è il quadro dell’emergenza?
«Abbiamo invertito il trend. Adesso raccogliamo più spazzatura di quanta se ne produca. Ma dall’emergenza non si esce se non si risolvono tre problemi.»
Quali?
«Il primo: i siti di sversamento. Attualmente sono 5 o 6, ci obbligano a una logistica complicatissima. Secondo, i problemi finanziari. Non abbiamo liquidità per affittare nuovi mezzi, non facciamo da 8 mesi la manutenzione, lavora solo il 50 percento dei veicoli e non abbiamo i soldi per aggiustare gli altri, il sindaco ha garantito 45 milioni di euro di investimenti, ma il problema è nell’immediato.»
E poi ci sono le aziende dei subappalti. Per giorni hanno bloccato la raccolta in centro.
«Esatto, è il terzo problema. Sono appalti che abbiamo ereditato. Da uno di questi operatori, Lavajet, subiamo pressioni indebite: invece di comportarsi come nostri prestatori di servizio agiscono come fossero i nostri padroni.»
In genere si dice, il privato lavora meglio del pubblico.
«Da noi è il contrario. Noi lavoriamo su tre turni, h-24. Loro fanno così: ii turno inizia alle 11, fanno tutto velocemente,e all’una hanno finito, poi vanno a fare, magari, un altro lavoro. Quando ci sono emergenze chiedono gli straordinari, ma a partire dall’una di notte, mentre in Asia turno finisce solo alle 5,30. Altrimenti entrano in sciopero bianco. Hanno trattato male la città. L’impresa che gestisce il lavoro non ha mandato giù neppure un dirigente, non ha investito nulla. Il loro appalto non sarà rinnovato, ma riassumeremo i lavoratori in Asia, perché così dice la legge.»
Fuori dall’emergenza, vi siete dati obiettivi ambiziosi. In che tempi?
«Vogliamo estendere la raccolta differenziata porta a porta in tutta la città, cominciando da 320mila abitanti. È uno sforzo tremendo, non si è mai fatto con tanti abitanti in così poco tempo, neppure a Torino, dove per il porta a porta su 400mila abitanti ci sono voluti 6 anni.»
Serve una nuova discarica?
«Con la differenziata lo smaltimento sarà completamente diverso. La competenza sul tema, però, è della Provincia.»
Ce la farete?
«Abbiamo un vantaggio. Un sindaco giovane ed energico, un cda con dentro il vicesindaco e l’assessore al Bilancio, la volontà politica di sostenerci.»
Il sindaco parla di una regia occulta dietro l’emergenza.
«Nulla ci impedisce di svolgere il nostro lavoro. Ma certo, vedere che nelle ultime due settimane, da quando sono qui, alla stessa ora prendono fuoco i cumuli in 10 punti diversi dalla città… beh, è una concordanza, diciamo, particolare.»
da Left
22 Novembre 2024