Rebosio: «Il 2016 un anno estremamente positivo». Ronchi: «Alla vigilia della definizione del nuovo pacchetto di direttive europee sui rifiuti è utile avviare una riflessione sul sistema italiano»
Con oltre 67mila tonnellate di rifiuti tecnologici raccolti e avviati al trattamento, di cui più di 58.000 tonnellate di Raee domestici (86,6%), oltre 5.500 tonnellate di Raee professionali (8,3%) e più di 3.400 tonnellate di pile e accumulatori (5,1%), a cui si aggiungono circa 1.900 tonnellate di altri tipi di rifiuti e imballaggi, Remedia si conferma il principale sistema collettivo italiano no-profit per la gestione dei Rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, rifiuti da impianti fotovoltaici, pile e accumulatori.
Analizzando i numeri presentati nel Green economy report 2016, appena pubblicato, Walter Rebosio – presidente del consorzio Remedia – ha dichiarato che «il 2016 è stato per noi un anno estremamente positivo: abbiamo registrato una grande crescita, con oltre 400 nuovi Produttori che hanno scelto di aderire a Remedia e il 68% in più di rifiuti tecnologici gestiti, quest’anno di oltre 67mila tonnellate».
Di particolare interesse i numeri che illustrano i quantitativi dei materiali recuperati. Come emerge dall’analisi della Fondazione sviluppo sostenibile su dati Remedia, Eurostat, World Bank e Indexmundi e Camera di Commercio di Milano, nel 2016 il Consorzio ha contribuito positivamente a ridurre i costi di importazione nazionali di materie prime per un valore pari a 24,2 milioni di euro. In termini di materiali, i benefici a livello nazionale riguardano il recupero di: plastica (12mila tonnellate), metalli (30mila tonnellate) e vetro (14mila tonnellate), a fronte delle 67mila tonnellate di rifiuti raccolit.
Il report – realizzato in collaborazione con la Fondazione per lo sviluppo sostenibile – fa il punto, inoltre, sul futuro dei rifiuti tecnologici in Italia, a partire dal nuovo Pacchetto europeo di misure sull’economia circolare, con un focus particolare sul modello della responsabilità estesa del produttore (Epr): un modello di gestione dei rifiuti tecnologici che sposta i costi di gestione dei rifiuti dalla collettività al produttore di un determinato bene.
Allo stato attuale, in Italia come negli altri Paesi dell’Ue – ricordano da Remedia – i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (Aee) hanno l’obbligo di ripartirsi tali costi in base alla quota (in peso) dei prodotti immessi sul mercato, seguendo una serie di adempimenti normativi. Il Pacchetto normativo sull’economia circolare, attualmente in discussione da parte della Commissione Ue, punta in modo particolare su questo sistema, definendo obiettivi, responsabilità e organizzazione relativi alla gestione del fine vita dei rifiuti tecnologici, al fine di allineare il modello italiano agli standard europei in materia.
«Alla vigilia della definizione del nuovo pacchetto di direttive europee sui rifiuti in chiave di circular economy è utile avviare una riflessione anche sul sistema di gestione dei Raee in Italia – osserva Edo Ronchi, presidente della Fondazione – Anche se ancora non c’è un testo normativo europeo finale, sono ormai noti orientamenti consolidati. Sarà richiesto un rafforzamento della responsabilità dei produttori e degli Stati nel raggiungimento degli obiettivi sia di raccolta, sia di avviato al recupero, al riciclo e al riutilizzo: temi sui quali, sia per la qualità dei dati, sia per il raggiungimento degli obiettivi di sistema, dobbiamo fare in Italia ulteriori significativi passi avanti».
25 Dicembre 2024