E’ forte in questi giorni il dibattito sui rifiuti in Toscana, sia sul progetto dell’inceneritore dell’Ato Centro che sulla revisione del Piano Regionale annunciata per i prossimi mesi. A fronte di tante prese di posizione tra chi vuole e chi non vuole l’inceneritore fiorentino, ho cercato di analizzare la questione da un’altro punto di vista, i numeri e la legislazione, italiana ed europea. Questo è l’analisi e nella foto quanto ripreso, in parte da Repubblica di oggi.
Sulla questione rifiuti dell’ATO Centro risulta essenziale fare un po’ di chiarezza sui numeri. Le normative sono in evoluzione e prevedere un impianto di incenerimento oggi su quantitativi da smaltire che la legge a brevissimo obbligherà tutti i Comuni a ridurre, appare alquanto pericoloso, prima di tutto per i costi del servizio. Infatti occorre tenere presente almeno 4 fattori tecnici
1) Oggi l’Italia obbliga tutti i Comuni a raggiungere almeno il 65% di raccolta differenziata a fronte dell’obbligo normativo europeo di mandare a riciclo almeno il 50% della materia (visto che c’è sempre un po’ di scarto nelle raccolte differenziate). Ma l’obbligo normativo europeo passerà presto (con le direttive sull’economia circolare che lo stesso PD, giustamente, ha contribuito a definire a livello europeo) al 65% di riciclo minimo al 2035, questo vorrà dire che i Comuni dovranno raggiungere percentuali almeno del 75-80% di raccolta differenziata. Obbiettivi che sono alla portata, visto che alcune grandi città già sono oltre l’85% e grazie a questi risultati hanno le tariffe tra le più basse d’Italia.
2) Ancor prima degli obblighi sulle raccolte differenziate l’Unione Europea sta spingendo tutti gli Stati membri verso obiettivi importanti di riduzione della produzione di rifiuti. La riduzione è stata definita la priorità assoluta nella gestione degli scarti a livello europeo. Alcune Regioni come il Piemonte o l’Emilia Romagna hanno già deliberato, in osservanza alle direttive europee, dei tetti massimi di produzione di rifiuti residui pro-capite ed i Comuni che superano queste soglie (mediamente attorno ai 100-150 kg/ab/annui). Ma molti Comuni che hanno superato il 75-80% di avvio a riciclo ormai mandano a smaltimento anche meno di 50 kg/ab/anno. Questo vuol dire che un impianto d’incenerimento di quel tipo renderebbe incompatibile il raggiungimento di questi obiettivi che presto saranno obbligatori, a meno di non voler intercettare rifiuti da mezza Italia. Ci auspichiamo che anche la Regione Toscana voglia recepirli nella revisione del Piano Regionale annunciata per giugno 2018.
3) Per quanto riguarda la tariffa dei rifiuti ormai molte Regioni, purtroppo non (ancora) la Toscana, stanno puntando sulla tariffazione puntuale con prescrizioni obbligatorie o con forme di incentivo. Per i rifiuti deve funzionare come per l’acqua o l’energia dove più si consuma, più si paga. Questo meccanismo, che attuammo a Capannori tra primi in Toscana, ha spinto il Comune oltre l’80% di raccolta differenziata, Lucca oltre il 75%, altri comuni toscani oltre il 90% e una città come Treviso oltre l’85%. Non a caso a Treviso pagano le tariffe tra le più basse d’Italia e a Capannori tra le più basse in Toscana. Non possiamo dire la stessa cosa per le realtà che invece hanno scommesso sugli inceneritori, con enorme perdita di ricchezza di quei materiali e di energia risparmiata dal loro riciclo.
4) L’innovazione sta facendo passi da gigante e molti materiali che fino a ieri parevano destinati unicamente allo smaltimento in realtà, con le nuove frontiere tecnologiche, stanno diventando una preziosa materia che va a sostituire consumi di altre materie prime. E’ il caso ad esempio del progetto lucchese EcopulPlast, cofinanziato proprio dall’Unione Europea, che trasforma in pallet lo scarto pulper prodotto dalle cartiere, fino a ieri destinato unicamente agli inceneritori. Sempre l’Europa sta finanziando un altro importantissimo progetto in Italia per il riciclo della plastiche dure (es. giocattoli), drammaticamente inviate sempre a smaltimento nel nostro paese, visto che vengono (incredibilmente) riconosciuti come riciclabili, solo gli imballaggi.
Dobbiamo dunque capire che non possiamo progettare il futuro, per noi ed i nostri figli, pensando solo ai dati odierni, altrimenti rischiamo di costruire dannose cattedrali nel deserto che dovranno pagare i cittadini.
Dobbiamo infine capire, come ci stanno dicendo gli scienziati di tutto il mondo, che stiamo terminando le materie prime sul nostro pianeta e non ne abbiamo uno di scorta.
Nell’est Europa sono state riaperte vecchie discariche per andare a riprendere i materiali buttati anni fa. Il post-consumo è una nuova miniera che non possiamo sprecare ma a cui è essenziale dare nuova vita per una vera economia circolare.
Alessio Ciacci
Consulente Unione europea, Presidente ACSEL SpA, Amministratore delegato ASM Rieti
Già Assessore all’Ambiente del Comune di Capannori (2007-2013)
22 Novembre 2024