Rifiuti, la Puglia sceglie la via dell’incenerimento
La gestione del ciclo fondata sulla trasformazione dei rifiuti solidi urbani in combustibile da rifiuti. La differenziata è ferma al 18%. L’inchiesta sul numero di dicembre di Altreconomia
In occasione della terza edizione della Settimana europea per la riduzione dei rifiuti, in programma dal 19 al 27 novembre 2011, Altreconomia anticipa i contenuti di un reportage sui rifiuti pugliesi, in uscita sul numero di dicembre della rivista.
La Puglia ha scelto di “investire” sul ciclo dei rifiuti, non per ridurli ma per bruciarli. Mentre la raccolta differenziata langue sotto il 20 per cento (18,01% il dato medio nel 2011), sono quasi ultimati i lavori per la realizzazione dei 6 impianti che trasformeranno i rifiuti solidi urbani in combustibile da rifiuti (Cdr).
Sono tutti realizzati da Cogeam, società partecipata dal gruppo Marcegaglia, e saranno in grado di trattare quasi 900mila tonnellate di rifiuti, trasformati in circa 400mila t di Cdr.
Tra i rifiuti solidi urbani e il combustibile da rifiuti, però, una differenza sostanziale: il Cdr, a differenza dei rifiuti urbani, è un rifiuto speciale, con codice Cer 191210, da “valorizzare” all’interno di un impianto di incenerimento.
In Puglia, però, l’unico inceneritore adatto attivo è a Massafra (in provincia di Taranto), ed è gestito da Appia Energy, gruppo Marcegaglia. Può accogliere un massimo di 25mila tonnellate.
Altre 98mila finiranno nell’inceneritore che Eta spa (sempre gruppo Marcegaglia) sta costruendo nelle campagna tra Manfredonia e Cerignola (Fg), in mezzo ai campi di carciofi, grazie anche ad un contributo pubblico di 15 milioni di euro.
Ma questi due impianti non bastano. Il cantiere del terzo, a Modugno (Ba), è sotto sequestro giudiziario.
Lo smaltimento del Cdr, così, chiama in causa anche i cementifici, nei cui forni -come raccontiamo nel libro Le conseguenze del cemento (Luca Martinelli, Altreconomia, 2011)- il Cdr prende il posto del carbone o del pet-coke. Questi impianti si trasformano, secondo la definizione di legge, in co-inceneritori. Lo è già quello di Barletta (Bat), gestito da Buzzi Unicem. A Taranto, invece, lo sta diventando l’impianto Cementir (gruppo Caltagirone), che grazie anche a fondi Bei (Banca europea d’investimenti) sta trasformando l’impianto per renderlo in grado di “accogliere” i rifiuti.
Questo “sistema”, frutto di una gestione commissariale iniziata nel 1994, funziona solo se i cittadini pugliesi continuano a produrre rifiuti: per questo siamo stati a Conversano e Mola di Bari, due dei 21 Comuni del bacino BA5. Obbligati, per legge, a conferire a Cogeam almeno 470 tonnellate di rifiuti al giorno. Ogni tonnellata frutterà 125,76 euro a Cogeam, 21,5 milioni di euro all’anno.
Qui i cittadini, il 19 agosto scorso, sono scesi in piazza portando cartelli che dicevano: “Contro l’obbligo di produrre rifiuti”.
Foto di Luca Martinelli e Paolo Edison Petrosillo
Per interviste con l’autore, potete contattare: Luca Martinelli – redazione Altreconomia – tel: 02-89.91.98.90 – Cell.: 349-86.86.815
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23 Novembre 2024