RIFIUTI URBANI, IN CALO LA PRODUZIONE DELL’1,8% RISPETTO AL 2021
LA RACCOLTA DIFFERENZIATA NAZIONALE SUPERA IL 65%
Il 49,2% dei rifiuti urbani è riciclato ma ancora ampia la differenza rispetto alla raccolta
Nel 2022, la produzione nazionale dei rifiuti urbani – poco più di 29,1 milioni di tonnellate – non è
allineata all’andamento dei principali indicatori socioeconomici: a fronte di incremento del PIL e
delle spese delle famiglie (rispettivamente, del 3,7% e 6,1%), i rifiuti urbani diminuiscono in tutte le
macroaree geografiche. Nei 14 comuni con popolazione residente al di sopra dei 200 mila abitanti,
tra 2021 e 2022 si registra invece un lieve incremento dello 0,4%.
Questo dato emerge dal Rapporto Rifiuti Urbani dell’Ispra, presentato oggi insieme al Rapporto sul
Recupero Energetico da rifiuti in Italia, predisposto da UTILITALIA in collaborazione con Ispra, che
contiene informazioni sugli impianti di digestione anaerobica e di incenerimento con recupero di
energia dei rifiuti in Italia.
Ancora dal Rapporto Ispra: in aumento la raccolta differenziata nazionale che si attesta al 65,2%
della produzione totale. Le percentuali più alte si registrano in Veneto, con il 76,2%, e in Sardegna
(75,9%). Supera per la prima volta la soglia del 50% la regione Sicilia (51,5%), che nell’ultimo
quinquennio fa registrare un aumento di 22 punti percentuali.
Gli impianti di gestione dei rifiuti urbani, operativi nel 2022, sono 654. Oltre la metà sono dedicati
al trattamento della frazione organica della raccolta differenziata anche se non tutte le regioni ancora
dispongono di strutture sufficienti a trattare i quantitativi prodotti. Il recupero di questa frazione
viene effettuato, in maniera prevalente, negli impianti di trattamento integrato anaerobico/aerobico,
che trattano il 50,8% dei quantitativi complessivamente avviati agli impianti di gestione della
frazione organica, seguiti dagli impianti di compostaggio (44,4%); la restante quota del 4,8% è gestita
negli impianti di digestione anaerobica.
La percentuale di riciclaggio dei rifiuti urbani si attesta al 49,2%, in crescita rispetto al precedente
anno (48,1%) ma non ancora sufficiente per raggiungere l’obiettivo del 50% previsto dalla normativa
per il 2020 (al 2030 l’obiettivo è peraltro ben più ambizioso e pari al 65%).
I rifiuti urbani complessivamente smaltiti in discarica rappresentano il 17,8% del quantitativo dei
rifiuti prodotti a livello nazionale (in termini quantitativi circa 5,2 milioni di tonnellate, in calo del
7,9% rispetto al 2021), occorre pertanto ridurre ancora questa forma di smaltimento per raggiungere
gli obiettivi europei.
Uno dei flussi più monitorati dall’Europa è quello degli imballaggi e rifiuti di imballaggio, con
ambiziosi obiettivi di riciclaggio fissati al 2025 e al 2030. Tutte le frazioni merceologiche hanno già
ampiamente raggiunto i target fissato a livello europeo per il 2025, ad eccezione della plastica che
comunque è prossima all’obiettivo (48,9% a fronte di un obiettivo del 50%).
Il costo medio nazionale annuo pro capite di gestione dei rifiuti urbani è pari a 192,3 euro/abitante
(nel 2021 era 194,5) in diminuzione di 2,2 euro/abitante. Al Centro il costo più elevato con 228,3
euro/abitante, segue il Sud con 202,3 euro/abitante e infine il Nord con un costo pari a 170,3
euro/abitante
Il PNRR ha messo a disposizione 2,1 miliardi di euro destinandoli a due linee di investimento per
le attività di gestione dei rifiuti e i progetti innovativi di economia circolare. Ispra si è impegnato
nell’attività di selezione dei progetti e fornisce il necessario supporto nella fase di monitoraggio del
Programma nazionale di gestione dei rifiuti, inserito tra le riforme strutturali PNRR, per verificarne
lo stato di attuazione e valutare l’efficacia degli obiettivi proposti.