Non più nicchia: con la prospettiva per le rinnovabili di arrivare a soddisfare il 38% del fabbisogno elettrico nazionale totale al 2020, diventando così la prima fonte di energia elettrica, gli operatori del settore si risvegliano come i futuri leader del mercato energetico italiano. E si interrogano di fronte a una necessità sempre più pressante: diventare un soggetto forte, in grado di interagire con le istituzioni con voce unica. La questione è alquanto problematica per un settore così frastagliato, di cui fanno parte aziende di ogni dimensione, e con diverse associazioni a rappresentarle.
La proposta dell’istituzione di un Coordinamento permanente è stata introdotta ieri a Roma nel corso dell’ultimo della serie di convegni “Stati Generali delle Rinnovabili e dell’Efficienza Energetica”: “Sono ormai sei-otto mesi che le associazioni si riuniscono per cercare una voce unica per acquisire consapevolezza del ruolo, ormai maturo – spiega Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club – Dobbiamo imparare a essere un soggetto forte in grado di interagire con le istituzioni e di contribuire a definire una strategia energetica nel Paese.”
Secondo G.B. Zorzoli, presidente di ISES Italia, è necessario “uscire dalla psicologia dell’assediato e farci carico dei problemi. Al di là della retorica, in questa fase di transizione a un nuovo paradigma del sistema energetico, ci sono alcuni nodi che trascendono gli specifici interessi del mondo delle rinnovabili; che vanno affrontati, con delle risposte.” A proposito del rapporto tra operatori delle rinnovabili e operatori di energia da fonte fossili aggiunge: “Non c’è dubbio che noi non viviamo separati da loro. Quando eravamo una nicchia potevano vivere in una nostra separatezza. Nel momento in cui non siamo più una nicchia questa separatezza diventa un fattore negativo che ci si ritorce contro.”
La proposta di coordinamento includerebbe la creazione di un nuovo soggetto, completamente autonomo dalle associazioni già esistenti, in grado quindi di mediare tra la moltitudine di operatori. “C’è molto lavoro da fare perché l’idea deve calarsi in una formula molto agile e precisa. L’esistenza di un Coordinamento avrebbe due valenze: innanzitutto come garanzia di una continuità di rapporto con la vasta platea associazionistica. Inoltre proposte e discussioni già maturate da coloro che fanno parte del coordinamento dovrebbero permettere di arrivare a una riunione plenaria che sia già decisionale. Per questo mi sembra che l’elemento fondamentale di un coordinamento dovrebbe essere la garanzia di una completa autonomia dalle associazioni già esistenti.”
Veronica Caciagli
22 Novembre 2024