Intervento della CGIL Toscana dopo il Referendum sull’Acqua
SIMONA FABIANI*
Il referendum ci ha consegnato un risultato eccezionale e nessuno si può permettere di far finta che nulla sia cambiato. La maggioranza assoluta degli elettori italiani, chiede con chiarezza due cose: la ripubblicizzazione dell’acqua e di tener fuori i profitti dalla gestione del servizio idrico.
Due concetti che se letti congiuntamente danno un’unica modalità di gestione: quella dell’ente di diritto pubblico con una forte democrazia partecipativa di cittadini e lavoratori, la SpA a totale capitale pubblico infatti non è estranea alle logiche di mercato e di profitto.
Per questo va sostenuta la proposta di legge di iniziativa popolare presentata nel 2007 e solo recentemente arrivata in commissione e devono essere analizzate tutte le possibilità di finanziamento agli investimenti – oltre alle tariffe – e di reperimento di fondi per riscattare le quote del privato.
E’ senz’altro da prendere in considerazione la fiscalità generale per la copertura dei costi relativi ai 50 litri di acqua al giorno, il diritto alla vita deve essere garantito a tutti indipendentemente dal reddito. Per sostenere questi costi si possono fare varie ipotesi: l’introduzione di una tassa di scopo sulle bottiglie di plastica, costi più elevati sulle concessioni delle acque minerali, e riduzione di alcune spese (quelle militari?). Per il resto vanno trovati strumenti di finanza pubblica: prestiti obbligazionari, prestiti irridimibili, prestiti della Cassa Depositi e Prestiti, per citarne qualcuno.
La Regione Toscana, che da quasi dieci anni promette la riforma dei servizi pubblici locali, deve valutare la possibilità giuridica, ma anche l’opportunità politica, di intervenire anche in tema di affidamenti e quindi di ripubblicizzazione del servizio idrico integrato, senza dimenticare la partecipazione democratica nella gestione dei servizi pubblici, la regolazione delle tariffe e la definizione degli ambiti di gestione, visto che gli ATO si dovrebbero sciogliere a fine 2011.
Fin da ora però si deve intervenire per la piena applicazione al risultato del secondo quesito, quello che prevede l’abolizione dell’adeguata remunerazione del capitale nella determinazione della tariffa. Il 18 luglio abbiamo chiesto incontri a tutti gli ATO, coinvolgendo sindaci e consigli comunali, per definire le modalità di intervento. Si può discutere di come provvedere alla copertura dei costi dei finanziamenti ma già dal bilancio 2011 va eliminata la possibilità di utilizzare quel 7% per la determinazione di utili da ripartire fra soci pubblici e privati. Agli ATO abbiamo chiesto anche, in attesa di una normativa, di rimodulare le tariffe introducendo una fascia gratis per i consumi inferiori ai 50 litri al giorno a persona e un graduale incremento dei costi fino a penalizzazioni e sovraprezzi per chi l’acqua la spreca.
Ci sorprende l’eccessivo protagonismo di Cispel, che annuncia di non voler variare le tariffe del servizio idrico integrato, contravvenendo al rispetto del Dpr che recepisce il pronunciamento referendario e avallando a sé decisioni politiche che non le competono; sorprende pure il silenzio della politica e delle istituzioni che si lasciano scippare le proprie prerogative, venendo meno a precise responsabilità nei confronti di cittadini ed elettori.
* segretaria Cgil Toscana
25 Novembre 2024