BENI COMUNI. Il rapporto del Sustainable Europe Research Institute per “Amici della Terra/Europa” dice che l’eccessivo consumo di materie prime incide pesantemente sulle riserve di oro blu.
Bere un bicchier d’acqua, innaffiare l’orto, scaricare lo sciacquone o, ancor di più, pompare enormi quantità di acqua in un sistema di raffreddamento industriale. L’eccessivo uso e consumo di materie prime non è solo uno “spreco”: mette a rischio le risorse idriche del pianeta. Lo dice la ricerca “Quant’acqua sfruttiamo, Come il consumo di materie prime minaccia le risorse idriche del pianeta”, condotto dal SERI (Sustainable Europe Research Institute) per conto degli “Amici della Terra/Europa” (Friends of the Earth Europe). La ricerca è stata fatta nell’ambito della campagna REdUSE sull’uso e il consumo delle risorse in Europa. I risultati dello studio – che Terra è in grado di anticipare – verranno presentati l’8 e il 9 Novembre in occasione della Conferenza “Responsible or Irresponsible? Europe’s resource use and its impacts”, organizzata dagli Amici della Terra/Europa al Parlamento Europeo.
Ma in quell’occasione, a Bruxelles, verrà anche avanzata la proposta di introdurre politiche di monitoraggio e misura delle risorse consumate in Europa utilizzando indicatori di sostenibilità tra i quali l’impronta idrica. L’acqua, che è necessaria in tutte le fasi della produzione di beni di consumo, dall’estrazione di materie prime alla loro trasformazione, può essere utilizzata come indicatore di sostenibilità. Lo studio, evidenzia come gli Europei, attraverso l’importazione di materie prime e prodotti, consumino molta più acqua di quanta ne estraggano dal proprio territorio, e come l’Europa, che è il primo importatore di materie prime a livello globale, possa compromettere l’approvvigionamento idrico in zone del pianeta in cui l’acqua risulta essere invece una risorsa scarsa. In sostanza il rapporto esamina il consumo di materie prime e di acqua e le loro interrelazioni.
Nonostante un numero sempre crescente di studi analizzi le relazioni tra l‘estrazione di materie prime, il commercio e il consumo, a oggi, la relazione tra i materiali e le altre risorse, come l‘acqua, tende ad essere poco chiara. Circa la metà di tutta l’acqua accessibile è destinata alla coltura di prodotti per uso alimentare, alla fornitura di acqua potabile e alla produzione di energia e di altri beni. In Europa, quasi la metà di tutta l‘acqua prelevata è utilizzata per i processi di raffreddamento del settore energetico. Il resto è utilizzato per l’agricoltura, l‘approvvigionamento idrico pubblico e per l‘industria. Ma ci sono grandi differenze geografiche nel consumo di acqua e di materie prime: il cittadino medio americano consuma la più alta quantità di acqua (7.700 litri al giorno) e di materiali (100 kg al giorno); il suo omologo africano consuma il livello minimo: 3.400 litri di acqua e 11 kg di materiale al giorno.
L‘impronta idrica relativa alle nostre abitudini di consumo è molto maggiore di quella relativa al nostro impiego diretto di acqua. Una significativa quota dei beni consumati in Europa, quali i generi alimentari e altri prodotti agricoli, sono coltivati e prodotti altrove, fuori dal continente. Paradossalmente, molti Paesi con modesti livelli di riserve d’acqua utilizzano la gran parte della loro disponibilità per la produzione di beni da esportare verso i paesi più ricchi di acqua. Poiché le risorse idriche sono sempre più scarse in molte regioni del mondo, è fondamentale che siano utilizzate in maniera più efficiente, anche dal punto di vista economico, ad ogni livello – nell‘industria e nell‘agricoltura, in ambiente domestico e anche nei sistemi di fornitura.
In un mondo a risorse limitate – sostiene il dossier – dobbiamo guardare ai legami esistenti tra l’impiego delle risorse, la crescita economica e la prosperità della nostra società. Il nostro modello di crescita è basato su alti livelli di consumo continuativo e questo sistema è causa di crescenti disuguaglianze e da livelli allarmanti di utilizzo delle risorse da parte di una minoranza della popolazione mondiale il che porta alla necessità di fondamentali modifiche dei modelli economici di sviluppo correnti ma anche delle modalità di gestione delle risorse naturali e dei servizi.
Salvo Secondini
Terra
23 Dicembre 2024